Vi presentiamo i Bad Love Experience

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I Bad Love Experience nascono a Livorno nel 1999, da un’idea di Valerio Casini (voce e chitarra), Emanuele Voliani (basso e voce) e Gabriele Bogi (batteria). Il nucleo fondante della band, alla quale successivamente si sono aggiunti altri componenti, è tuttora lo stesso. Con la prima formazione producono due album: “Bad Love Experience” nel 2006 e “Rainy Days” nel 2009.
Il chitarrista Marco Capozzi si unisce al gruppo nel 2010.
Nel 2012 i Bad Love Experience scrivono, registrano e suonano l’album “Pacifico”. Durante le sessioni in studio iniziano a lavorare con Ivan Antonio Rossi, produttore e ingegnere del suono. Il feeling è subito intenso: Ivan intuisce la passione dei Bad Love Experience per le lunghe sessioni di registrazione in studio e per la ricerca sul suono, e propone alla band diversi progetti artistici: tra questi, la partecipazione al “Song Reader” di Beck con il brano “Eyes that say I Love You” – registrato con ben quindici musicisti –, la cover de “Il Vento” di Lucio Battisti, e la rivisitazione di “Tomorrow Never Knows” dei Beatles.
All’inizio del 2014 Ivan Rossi diventa a tutti gli effetti “il quinto” Bad Love Experience. Insieme registrano il quarto album, “Believe Nothing”, uscito ad aprile del 2015.
In tutti questi anni la band non ha mai smesso di suonare dal vivo, sia in Italia che all’estero, né di comporre brani per film e cortometraggi. 
Nel 2015 fondano l’Inner Animal Recordings: un collettivo che riunisce numerose band di Livorno.

Qui sotto vi proponiamo il video di ‘Believe Nothing’

Believe Nothing è il quarto album dei Bad Love Experience e arriva dopo la candidatura del 2010 al David di Donatello per la miglior canzone originale (colonna sonora de La prima cosa bella di Paolo Virzì) e dopo il successo di critica e pubblico del 2012 ottenuto con Pacifico (Black Candy Rec). La band livornese è attualmente composta da Valerio Casini, Emanuele Voliani, Gabriele Bogi, Marco Capozzi e Ivan Antonio Rossi. Con questo nuovo album la formazione, attiva ufficialmente dal 2006, si arricchisce con l’ingresso di Rossi, già al lavoro con la band dal 2011 in veste di produttore e ingegnere del suono – ruolo ricoperto anche per band come Bachi da Pietra, OvO, Zen Circus o Virginiana Miller. L’album esce per Inner Animal Recordings, etichetta e collettivo musicale creato dai Bad Love Experience (a cui aderiscono altre band come Jackie O’s Farm e Mandrake e lo studio di registrazione 360 Music Factory) e per Retroazione Compagnie Fonografiche (marchio di Ivan A. Rossi).

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Il tour di Pacifico ha visto il gruppo accompagnare gli inglesi Piano Magic nei club italiani di punta e calcare palchi come quelli del MiAmi o dell’ArciFesta. Dopo aver portato dal vivo la propria musica in tutta Italia per un anno, il nucleo dei Bad Love Experience si è posto la questione se proseguire o meno a fare musica. Durante la riflessione, Valerio Casini ha scritto i pezzi che mesi dopo sono diventati parte di Believe Nothing. In parallelo, Ivan Antonio Rossi, impegnato anche nel suo progetto Spam & Sound Ensemble – ben accolto dalla critica – ha continuato a dare stimoli al gruppo, affascinato dal fatto che i Bad Love Experience, fin dagli esordi, concepiscono il lavoro in studio come un vero e proprio “strumento”. Senza etichetta discografica, senza produttori esecutivi e unendo le forze, Rossi e la band livornese si sono dati da fare, partecipando per esempio al progetto ‘Song Reader’ di Beck. L’intensificarsi di questi scambi ha rilanciato ogni voglia dei Bad Love Experience di continuare a comporre, incidere e suonare dal vivo, e ha portato Rossi, nel 2013, a diventare, in maniera naturale, parte integrante del gruppo. In particolare il musicista calabrese ha curato la produzione sonora di Believe Nothing sfruttando la sua esperienza e la strumentazione di alto livello del suo studio milanese. Questo punto di incontro tra una crisi di identità e la crisi economica di cui si parla da anni, è alla base di una svolta per i Bad Love Experience, capaci di produrre, senza il supporto del mercato musicale, senza imposizioni e pressioni esterne, un disco curato nei dettagli e che rilancia una via produttiva in voga decenni fa, prima di tutto incentrata sulla musica.

In questo nuovo album, rispetto al passato, le chitarre lasciano spazio all’elettronica, a partire da sintetizzatori analogici e passando per la ritmica, che ha più rilievo anche grazie all’apporto di drum machine. La scrittura invece abbandona i tormenti di Pacifico per virare verso atmosfere più luminose, con testi che affrontano temi come crescita e cambiamento: una perlustrazione sentimentale che prende spunto dal vissuto individuale e dalle vicende della band. I testi di Believe Nothing – in inglese – si muovono tra amore e dolore con una schiettezza tipica dei bambini, sembrano nascere da occhi che osservano con meraviglia le vicende umane, anche perché limitano l’uso di metafore per andare dritti al punto. Believe Nothing è un album che mette in musica il concetto di crisi, uno dei più discussi negli ultimi anni, interpretandolo nell’accezione più ampia, con praticità e in un modo composito per lo più snobbato dal rock indipendente italiano.

 

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