Dalla musica al teatro. Intervista a Simone Cristicchi.

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di Valentina Pierotti

Cantautore, scrittore, attore, autore teatrale e molto altro. Un artista eclettico e versatile che è riuscito a farsi amare dal pubblico sia con la musica che con la narrazione. Il romano Simone Cristicchi,  già vincitore del Festival di Sanremo con il toccante brano “Ti regalerò una rosa” che  gli ha portato in dote grande notorietà nel mondo musicale, autore di brani di grande successo, così come di spettacoli di teatro civile  si è raccontato al Teatro Comunale di Pietrasanta ( tutto esaurito)  in occasione del suo spettacolo “ Paradiso. Dalle tenebre alla luce” e ha svelato i suoi progetti futuri.

Parliamo di musica e degli albori della tua carriera. Tu dapprima, giovanissimo, ti sei appassionato al disegno dei  fumetti, ma poi è arrivata la musica. Qual è stata la tua formazione musicale e gli autori che più ti hanno influenzato?
Ho cominciato a suonare  punk rock all’età di 16 anni anni con il grunge, con i Nirvana, i Pearl Jam: quello era il mio momento di ribellione.  Dopodiché l’innamoramento per la canzone italiana è nato perché ho comprato un libro,  il “Millenote”, il librone classico da falò,  con gli accordi e i testi delle canzoni.  E leggendo i testi dei grandi cantautori sono rimasto colpito dalla loro poesia. Tra i primi cantautori che ho amato ci sono stati De Gregori, De Andrè,  Battiato, Guccini, Vecchioni e poi i cantautori degli anni ’60 in particolare Sergio Endrigo a cui poi ho dedicato tanti anni dopo uno spettacolo. Con Sergio Endrigo c’è stato proprio un forte legame artistico perché lui duettò con me in “Questo amore”  nel mio album d’esordio  “Il Fabbricante di canzoni”  del 2005

 

Che vinse anche un premio, giusto?
Sì l’album vinse nel 2006 la targa Tenco ( un anno prima della vittoria al Festival di Sanremo n.d.r).

 

Dalla musica al teatro. Non un passaggio ma un parallelismo nella tua carriera artistica. Cosa ti ha spinto ad cimentarti con la recitazione e la scrittura teatrale?
Inizialmente è stato per sfidare me stesso. Avevo già vinto il festival di Sanremo nel 2007 con “Ti regalerò una rosa”  e avevo participato di  nuovo  nel 2010 (col brano di successo “Meno Male”…che c’è Carla Bruni, scritto insieme a Frankie HI-NRG MC n.d.r. ).

Già nei miei concerti, tra una canzone e l’altra mettevo dei piccoli monologhi un po’ alla Gaber, che seguivano un po’ il filone del teatro canzone.

Ma proprio nel 2010  ho sentito l’esigenza di mettermi alla prova come attore e narratore:  mi sono innamorato  di un testo,  “Li romani in Russia”,  un vero e proprio monologo in ottava romanesca e qui decido di fare un esperimento. Decido di impararlo a memoria –  stiamo parlando di una cosa di 600 ottave, quindi uno sforzo mnemonico pazzesco.  Però non ero convinto, volevo vedere se reggevo e se ero capace di trasmetterlo al pubblico. Ed è stato proprio il pubblico delle prime repliche di prova, a convincermi a continuare perché  c’erano reazioni entusiaste e allora ho cominciato il percorso parallelo a quello del cantautore che poi oggi in realtà è diventato quasi preponderante.

 

Quindi se la musica ha avuto bisogno di una gestazione più lunga, il teatro invece ti ha dato subito grandi soddisfazioni ?
No , perché i primi due anni di repliche teatrali sono state un disastro – sorride.
Della serie che io ero preoccupatissimo perché quando faccio un concerto, visto che ero famoso nel mondo della musica,  riuscivo anche a fare delle platee di qualche migliaio di persone che venivano a sentirmi. Poi quando ho deciso invece di chiudermi nei teatri, questo pubblico non si è fidato, così come gli esercenti  e i direttori artistici  non si fidavano di me, della mia capacità . Quindi è stata una costruzione molto lenta, paziente, sera dopo sera, che è durata quasi 3 anni in grande caparbietà e impegno.  Poi ho avuto due grandi maestri che mi hanno insegnato molto : il primo Alessandro Benvenuti  e il secondo Antonio Calenda che ha firmato 3 regie per me e questo mi ha fare un salto di qualità.

 

Ti riferisci anche a “Magazzino 18” che aveva la regia di Calenda?
Sì,  con “Magazzino 18”  si può dire che è avvenuta la mia consacrazione:  sono entrato con un prodotto del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia  e quindi avevo tra le mani questo gioiello che poi mi è esploso come una bomba tra le mani. A quel punto  si sono convinti un po’ tutti della mia esistenza.

 

Quindi paragoneresti il tuo “Magazzino 18” nel mondo del teatro al tuo brano “Ti regalerò una rosa” nel mondo musicale?
Si, esatto, è stato proprio il momento in cui sono entrato nelle grazie dei teatri stabili italiani.

 

Sia nell’ambito della musica che dello spettacolo in generale tu hai la capacità di spaziare ad ampio raggio attraverso generi diversi…
Si, se parliamo di teatro ho iniziato con il racconto civile, ho fatto  una trilogia sulla seconda guerra mondiale, dopodichè ho cominciato un percorso nell’interiorità,  nel mondo più spirituale dell’uomo, nell’invisibile, quindi ho cominciato con “Il secondo figlio di dio”,  racconto della vita di David Lazzaretti, mistico vissuto a fine ottocento in toscana, poi c’è stato  “Manuale di volo per Uomo” spettacolo di prosa dove raccontavo il dolore, il senso della sofferenza e come si possa trasformare in bellezza, il terzo spettacolo è stato “HappyNext” sul tema della felicità ed infine  “Paradiso” ultimo  frutto di questa  ricerca nel mondo dello spirito.

 

Oggi in tour nei teatri  con Dante e la Divina Commedia, riletta dal tuo personale punto di vista.  Qual è il messaggio dello spettacolo e cosa ti ha spinto a voler indagare  la Commedia?
Questo spettacolo è stato la mia prima commissione, nel senso che mi è stato commissionato dal Dramma Popolare di San Miniato tre anni fa. Erano molto innamorati di Magazzino 18 e quindi di quella formula di teatro canzone, di musical civile.  Io stavo facendo una mia ricerca sul tema della felicità ed ho pensato subito al Paradiso, e non lo avevo mai approfondito molto. Ma ho pensato subito di non fare uno spettacolo su Dante perché ce ne sono fin troppi e nemmeno mi sentivo il nuovo esegeta dei versi danteschi. Volevo  approcciarmi a questa tematica con uno spettro più ampio e raccontare anche il concetto di Paradiso, l’antropologia legata a questo tema: nello spettacolo parlo delle varie religioni, racconto episodi della mia vita molto intimi e soprattutto non recito nessun personaggio. Sul palcoscenico sono Simone così come mi vedi adesso e parlo con il pubblico. Si crea un dialogo e un legame molto forte con il pubblico , fatto di mille domande e di mille interrogativi che culminano poi arrivando a Dante perché chiudo con la recitazione integrale del 33° canto del Paradiso dopo averlo spiegato per come l’ho capito io.

 

Nello spettacolo ci sono anche molti brani?
Sì, la maggior parte sono nati appositamente per lo spettacolo, alcuni invece li avevo scritti in precedenza. “ Le poche cose che contano” è un brano che avevo scritto con Amara per una trasmissione televisiva e “Dalle tenebre alla luce” che  è una sorta di lettera a Dio ed è l’ultimo brano dello spettacolo che poi è diventato anche il sottotitolo.

 

Progetti futuri ?
Lo spettacolo “Paradiso” sta ancora girando nei teatri, ma sto lavorando per l’estate ad un spettacolo musicale corale dedicato a Battiato che inizierà a girare da giugno in poi. E’ uno spettacolo dedicato alla canzone mistica di Battiato, un grandissimo artista che ha influenzato non solo me, ma che è stato un punto di riferimento per molte generazioni.

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