Hungarian State Folk Ensamble tra storia e bellezza.

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di Salvatore Frega

Da settant’anni gli Hungarian State Folk Ensamble sono un po’ gli ambasciatori dell’Ungheria felix e da quando è caduto lo statalismo alla sovietica girano il mondo per far conoscere la gioia di vivere di un popolo orgoglioso e con una grande storia alle spalle, fatto di musica e di danza, dimostrandolo l’altra sera, domenica 18 Ottobre, al Teatro Repower di Assago-Milano, da dove hanno iniziato proprio la loro nuova tournée che toccherà varie città europee, portando la musica di due ungheresi d’eccellenza: Franz Liszt e Béla Bartòk.

Lo spettacolo, presentato sotto il nome “I Mosaici di Liszt” è stata un gemma tanto preziosa quanto inaspettata, soprattutto in questo periodo in cui gli spettacoli live si contano sulla punta delle dita.
siamo stati tra i privilegiati 200 spettatori (tanti ne poteva contenere la contingentata capienza del Teatro repower) di uno show memorabile.
La prima parte, non danzata, vedeva protagonisti l’ orchestra dei Cameristi della Scala, il famoso violinsta Shlomo Mintz, qui anche direttore d’orchestra e la compagine strumentale dell’Hungaran State Folk Ensemble guidata dal violinista Istvan Pal Szalonna e affiancata dalla cantante folk Eszter Pal. L’interessante giustapposizione delle musiche di Bela Bartok, con le fonti popolari che tali musiche hanno ispirato è stato un momento stimolante e per certi aspetti sorprendente, infatti se ci aspettavamo di sentire l’alto livello dell’orchestra dei Cameristi della Scala e del solista Slohmo Mintz , ci ha sorpreso invece essere letteralmente travolti dal vortice sonoro e dalla passione con cui i musicisti dell’Hungarian State Folk Ensemble si sono esibiti, il risultato è stato una coinvolgente compenetrazione tra classico e folk che si è realizzata pienamente nel brano finale della prima parte le Romanian Folk Dances di Bartok, in cui i musicisti della Scala diretti da Mintz e l’ensemble folk si sono alternati in una appassionante “duello” musicale.
Ma è la seconda parte dello spettacolo, il vero e proprio balletto ispirato dalle musiche e dalla vita del compositore ungherese Franz Liszt, che ci ha letteralmente inchiodati alla poltrona. Non siamo in presenza di uno spettacolo tradizionale di danza folk, e neppure di un balletto contemporaneo, nella sua accezione più diffusa, ma di un vero e proprio crossover in cui non esiste più un genere, ma si crea un modello tanto raro quanto artisticamente coerente, che ricorda senza temere paragoni la forza espressiva delle realizzazioni di Pina Bausch.
Danza, musica, canto corale, immagini evocative concorrono a formare i tasselli di questo mosaico che rappresenta il virtuosismo e l’amore delle tradizioni come essenza dell’arte e della musica di Liszt.
Tutti gli artisti che si sono alternati, dal violinista Ferencz Radic al pianista Marcell Szabo, al sonoro coro maschile di Szent Efrem, hanno affiancato il già rinomato  l’ensemble dei ballerini folk dando il loro importante contributo per la realizzazione di questo quadro.
in questo contesto la realizzazione di Gabor Mihalyi è molto più che una coreografia, ma una vera e propria regia di uno spettacolo multiforme ed evocativo, che siamo sicuri si imporrà sulla scena mondiale non appena le condizioni contingenti lo consentiranno.

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