Le emozioni al primo posto. Intervista a Maurizio Baglini.

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di Sebastiana Ierna

 

Vincitore a 24 anni del World Music Piano Master di Montecarlo, il pianista Maurizio Baglini (pisano, 48 anni) svolge un’intensa attività concertistica, ospite regolare dei più prestigiosi palchi internazionali. Docente di Pianoforte al Conservatorio statale Pietro Mascagni di Livorno, dal 2005 è direttore artistico della rassegna musicale internazionale Amiata Piano Festival. Fra i suoi impegni più recenti, la partecipazione a MITO SettembreMusica, un concerto speciale per la città al Teatro di Pordenone – con cui chiude la sua esperienza decennale di consulente musicale – e la registrazione del suo prossimo album. A Cremona Musica International Exhibitions and Festival sarà in giuria al PianoLink International Amateurs Competition, concorso dedicato ai pianisti non professionisti.

 

Maestro Baglini, Cremona è ormai per lei quasi una seconda casa.

La frequento da tanti anni in quanto ho avuto il piacere di esibirmi spesso al Teatro Ponchielli. Inoltre la mia compagna Silvia Chiesa, violoncellista, è docente al Conservatorio Claudio Monteverdi. Senza dimenticare la kermesse Cremona Musica, importante luogo d’incontro sociale e conviviale, che frequento regolarmente: con il suo coordinatore artistico Roberto Prosseda, amico e collega, condivido da anni il sogno di una diversa fruizione della musica classica nella nostra società.

 

Quest’ultimo punto è molto interessante. Può dirci qualcosa di più?

È necessario proporre la musica in contesti nuovi, diversi dalle sale da concerto e dai teatri, in modo da incuriosire chi non frequenta il nostro ambiente o ne ignora addirittura l’esistenza. La cultura va supportata, in quanto è un patrimonio comune, una fonte di crescita personale e collettiva. Per quanto riguarda gli eventi musicali, si dovrebbe puntare maggiormente sulla qualità, offrendo ulteriori possibilità a giovani meritevoli. A tal proposito tengo a menzionare il progetto C3 – ChiesaCellosCremona di Silvia Chiesa, che dal 2021 a oggi l’ha portata a esibirsi  con otto dei suoi allievi del Conservatorio Monteverdi al Teatro Ponchielli, all’Amiata Piano Festival e al Quirinale. Un’ulteriore dimostrazione del fatto che talento, lavoro e dedizione permettono di raggiungere brillanti traguardi.

 

Veniamo a Cremona Musica. Cosa la porta a frequentare la kermesse?

Il desiderio di immersione totale nel mondo sonoro con colleghi e amici. È una sorta di festival, dove io stesso mi sono più volte esibito. Non sono solo semplici concerti: ci sono infinite possibilità di intessere nuovi rapporti, costruire progetti o trovare sinergie significative per idee originali. Il mese di settembre è solitamente per me carico di impegni, e ricordo che le 3-4 volte in cui ho dovuto rinunciare a questo appuntamento mi è dispiaciuto molto.

 

Si può certamente dire che è un tassello importante nella vita di un musicista dilettante e professionista. Da quanti anni è un assiduo ospite e frequentatore?

Ricordo la prima volta nel 2008, quando si chiamava ancora Cremona Mondomusica. Sono presente più regolarmente dal 2014/15. Mi piace ricordare che nel 2021, in fase semi pandemica, avevo suonato al Teatro alla Scala i Tre Quadri del compositore Francesco Filidei, a me dedicati: siamo entrambi pisani, figli di famiglie di non musicisti, e ci siamo ritrovati studenti a Parigi. Con mille sacrifici, abbiamo fatto carriera e debuttato al teatro scaligero. Cremona Musica ci ha poi permesso di raccontare la nostra storia, e proprio l’interesse per l’aspetto sociale, per gli incontri e i rapporti umani è un fattore determinante che la contraddistingue.

 

Quest’anno la vedremo come giurato del PianoLink International Amateurs Competition, la cui finale si terrà il 23 settembre al Teatro Ponchielli. Quali sono le sue aspettative riguardo a questa esperienza?

È un immenso piacere per me essere in commissione alla quarta edizione del concorso per pianisti amanti degli 88 tasti, insieme ad altri noti artisti ed esponenti del panorama internazionale, quali Boris Petrushansky, Inna Faliks, Nareh Arghamanyan e Patrick Jovell. Nel corso del tempo la parola amatore ha preso erroneamente un’accezione negativa. Non dimentichiamoci che l’Arciduca Rodolfo d’Austria era un mecenate e pianista per diletto, allievo di Ludwig van Beethoven, e dimostrava qualità musicali non indifferenti.

 

Ci sono bravi pianisti che amano suonare solo per hobby. Cosa consiglia ai partecipanti di questo concorso?

È importante dare credito agli stati emotivi, che si suoni per professione o meno. Bisogna imparare a comunicare sentimenti, a condividere i propri stati d’animo e le impressioni che si provano. Da chi suona per diletto mi aspetto che abbia, a prescindere dai mezzi tecnici, la voglia di esprimersi, mettendo le emozioni al primo posto. C’è un vasto repertorio a disposizione di qualunque pianista, che spazia dal barocco al contemporaneo, e riuscire a trasmettere con il cuore, emozionare ed emozionarsi, è fondamentale.

 

Secondo lei, perché venire a Cremona Musica è un arricchimento per tutti i visitatori?

Spesso si rischia di dimenticare che le varie discipline che ruotano intorno alla musica, quali editoria, fabbricazione di strumenti, interpretazione, sono complementari e integrabili l’una con l’altra. La possibilità di viverle in un’unica fiera è imperdibile. Invito tutti a prendersi del tempo e visitare ogni stand, partecipare alle tavole rotonde, ai concerti. Da musicista classico mi interesso anche ad altri generi musicali, e mi piacerebbe che ci fosse maggiore reciprocità da parte degli amanti di pop, rock e jazz. Per tutte le proposte e le conoscenze possibili definisco questa manifestazione, in una sola parola, necessaria.

 

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