Il futuro dell’editoria musicale. Intervista a Laura Patrizia Rossi di Schott Music.

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di Gloria D’Atri

Laura Patrizia Rossi, nata nel 1964 in provincia di Cremona, da 35 anni si occupa di edizioni musicali in campo internazionale. Ha lavorato per Casa Ricordi e dal 1998 è rappresentante del Sud Europa per Schott Music e Boosey & Hawkes, che per prime hanno introdotto le edizioni musicali alla fiera cremonese nel 2004. L’azienda è stata fondata nel 1770 a Mainz da Bernhard Schott e ha ormai raggiunto una dimensione internazionale; anche quest’anno sarà presente con il suo catalogo a Cremona Musica International Exhibitions and Festival.

 

Dottoressa Rossi, qual è il lavoro di un editore musicale?

È semplicemente quello di accogliere autori, con tutte le garanzie che ci possono essere da parte di una casa editrice seria nel lavoro di pubblicazione, revisione, marketing e vendita. Quando un autore arriva in una casa editrice viene seguito dal momento in cui firma il contratto fino al momento in cui la sua opera viene pubblicata e avrà l’estrema protezione della casa editrice; i grandi musicisti sono diventati tali perché le loro pubblicazioni sono sempre state protette, supportate da una casa editrice.

 

Quali sono le sfide più grandi che si trova a dover affrontare?

Credo che la sfida più grande al giorno d’oggi sia far fronte a quella che sembra un’anarchia completa: l’arrivo di Internet ha tolto ogni certezza, generando delle problematiche a cui nessuno era preparato. A livello di marketing prima c’erano canali ben precisi, adesso si investe nei social senza sapere quale sarà il ritorno effettivo. Al momento è difficile capire se andremo verso il digitale o se il cartaceo resisterà; l’investimento nel digitale è ovviamente necessario, ma richiede un grande dispendio di forze, di tempo e di impegno economico.

 

Cosa porta concretamente all’azienda questa fiera organizzata nella capitale mondiale della musica?

Spero popolarità! [ride] L’eleganza e il prestigio di Cremona Musica, che non è certo una fiera qualsiasi, accompagnano l’unico momento in cui posso vedere il mio pubblico direttamente, visto che non esistono più manifestazioni che concedano questo privilegio. Se io non conosco il mio pubblico diventa davvero difficile lavorare, anche perché è scomparsa completamente la dimensione del negozio, che prima era il perno essenziale del rapporto tra gli editori e gli utenti. Nessuno va più in negozio, purtroppo.

 

Con quali mercati lavorate di più?

Quello tedesco rimane il più attivo al mondo, ma anche il Giappone e l’Inghilterra hanno ottimi numeri, senza dimenticare gli Stati Uniti. Per quanto riguarda le pubblicazioni il pianoforte domina su tutti, il flauto si vende bene, la chitarra negli ultimi anni ha sofferto la pirateria in modo esasperato, per gli archi regge bene soprattutto il violino; molto successo ha la musica d’insieme.

 

 Ci può dare delle anticipazioni sulle novità che troveremo quest’anno a Cremona?

Ne avremo molte! Ci sarà una nuova pubblicazione su un chitarrista spagnolo, José Tomás: un suo allievo ha portato avanti un ricerca di dottorato su di lui, ha ripreso tutto il suo patrimonio ed è stata realizzata una collection importante su cui stiamo lavorando moltissimo.

Un angolo sarà poi dedicato a tutte le nuove pubblicazioni di autori russi; inoltre credo moltissimo nel futuro del jazz, grazie anche alle nuove classi aperte nei Conservatori.

Ma l’evento cremonese a cui tengo di più quest’anno è sicuramente la tavola rotonda, organizzata da noi in collaborazione con un editore spagnolo, dedicata alla sostenibilità dello spartito e intitolata “Dibattito degli editori di musica internazionali sui problemi e sul futuro della musica stampata”. L’obiettivo di questo incontro è quello di delineare un piano di azione comune: ho grandi aspettative perché credo molto nella forza del gruppo!

 

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