Il richiamo del Tango. Intervista a Fabio Furia, musicista poliedrico e virtuoso del bandoneón.

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di Salvatore Sclafani

Compositore, arrangiatore e interprete, Fabio Furia è considerato uno dei più grandi bandoneonisti europei contemporanei. Vanta una carriera concertistica di respiro internazionale e si esibisce in teatri e festival quali il Parco della Musica di Roma, l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, il Bozar di Bruxelles e l’Onassis Culture Center di Atene. Ha collaborato frequentemente con musicisti e ensemble come Anna Tifu, Stefano Pagliani, Juan José Mosalini, I Solisti della Scala e l’Orchestra Sinfonica di Kiev.
Fondatore dell’Accademia Italiana del Bandoneón, è docente di Bandoneón al Conservatorio “Palestrina” di Cagliari. A lui si deve l’istituzione del primo corso accademico triennale di Bandoneón in Italia. Profondo conoscitore dello strumento anche nei suoi aspetti tenici, Furia è collaboratore ed endorser della fabbrica tedesca Alfred Arnold Bandonion und Concertinafabrik Kligenthal.

 

Dal 25 al 28 agosto, al teatro Electra di Iglesias (Sardegna), si terrà la VII edizione della Masterclass Internazionale di Bandoneón. Può darci qualche anticipazione?

 Si tratta di un evento di respiro mondiale. Non credo esista un altro meeting sul bandoneón altrettanto importante. E con questa partecipazione poi! Gli iscritti sono numerosi e provengono da tutto il mondo (fra i vari Paesi rappresentati, Corea del Sud, Argentina, Germania, Francia e Paesi Bassi). A partire dalla prima edizione, la Masterclass ha avuto un successo crescente e si è ingrandita al punto da poter contare su un prestigioso team di insegnanti: quest’anno, infatti, saranno presenti (oltre al sottoscritto) Juan José Mosalini, ospite d’onore e bandoneonista fra i più grandi della storia, Santiago Cimadevilla, docente al Codarts di Rotterdam (Paesi Bassi), membro del dipartimento di Tango del medesimo Conservatorio, e Yvonne Hahn, docente al Conservatoire à rayonnement régional du Grand Avignon (Francia), tra le più importanti didatte a livello mondiale, autrice di uno straordinario metodo per l’apprendimento dello strumento (che propongo anch’io ai miei allievi del Conservatorio di Cagliari).
Alla Masterclass, inoltre, presenterà un workshop Heeju Oh, restauratore di bandoneón specializzatosi in Germania nella costruzione di strumenti musicali e dipendente della fabbrica Alfred Arnold. Sarà anche presente Valentina Lo Surdo, conduttrice radiotelevisiva e trainer di comunicazione, che terrà un seminario dedicato al self-management per musicisti e darà indicazioni preziose per orientarsi nel nostro mestiere.
La Masterclass si concluderà con un concerto consacrato ai repertori affrontati durante le lezioni.
Seguirà la V edizione delle Giornate Europee del Bandonéon. Organizzate alternativamente nelle sedi di Cagliari, Iglesias, Rotterdam e Avignone, quest’ultima accoglierà fra il 22 e il 25 ottobre l’edizione 2021. Saranno presenti gli stessi insegnanti della Masterclass di Iglesias e parteciperanno all’evento l’Accademia Italiana del Bandoneón, il Conservatorio di Cagliari, il Conservatoire du Grand Avignon e il Codarts di Rotterdam.

 

Recentemente, è uscito il suo disco A Los Maestros, inciso in duo col chitarrista Alessandro Deiana per Da Vinci Publishing. Si tratta di un tributo a due formazioni che hanno segnato la storia della chitarra e del bandoneón: il duo di Osvaldo Montes con Aníbal Arias e quello di Julio Pane con Juanjo Domínguez. Quali sono state le motivazioni e quali le difficoltà incontrate nella reinterpretazione delle versioni originali di brani di tango?

 

L’obiettivo fondamentale era quello di incidere un programma inizialmente concepito per essere eseguito dal vivo. Si tratta quindi di un progetto discografico che corona una serie di concerti in duo con Alessandro Deiana.
L’assenza di parti scritte relative a questo repertorio ha rappresentato l’ostacolo maggiore: abbiamo quindi dovuto ricostruirle integralmente a orecchio, a partire dai dischi già esistenti; allo stesso tempo, tale processo ha dato vita a un’automatica rielaborazione dei brani: infatti, è molto diverso interpretare una parte scritta rispetto alla sua acquisizione a memoria e a orecchio. Per quanto fine, l’ascolto rischia di non essere mai fedelissimo; ciononostante, tale aspetto ha costituito per noi un vantaggio, proprio perché il nostro tributo a queste formazioni voleva essere una revisione, una reinterpretazione del loro repertorio. Inoltre, il duo chitarra-bandoneón, intimo e cameristico, è relativamente raro rispetto all’orchestra tipica, formazione molto più diffusa e conosciuta nel tango.

 

In cosa consiste l’organico di un’orchestra tipica di tango e in che epoca è stato definito?

 Come tutta la musica popolare, il tango non parte con degli elementi ben delineati. Nasce inizialmente come musica legata prevalentemente agli immigrati, numerosissimi in Argentina, Paese che presenta una profonda mescolanza di popolazioni diverse.
In principio, sono impiegati essenzialmente strumenti “portatili” come il flauto, la chitarra e il clarinetto; il pianoforte, usato all’inizio del Novecento per accompagnare i film muti, si unirà solo in un secondo momento all’orchestra. E neanche il bandoneón aveva un ruolo determinato nelle formazioni di tango delle origini.
Negli anni Venti, i fratelli Julio e Francisco De Caro cominciarono a porre le basi per la definizione dell’organico di un’orchestra tipica di tango con il loro sestetto composto da pianoforte, due bandoneón, due violini e un contrabbasso.
La presenza di più strumenti con dei ruoli ben precisi rese necessaria l’introduzione della scrittura degli arrangiamenti (fino a quel momento, infatti, si suonava fondamentalmente a orecchio) e i due bandoneonisti presenti nel sestetto, Pedro Laurenz e Pedro Maffia, definirono la prassi dello strumento.
Si devono in particolare a Laurenz diverse tecniche esecutive applicate ancora oggi.
L’orchestra tipica evolve a partire dal sestetto e definisce il suo attuale organico negli anni Quaranta.  Esso consta di quattro bandoneón, quattro violini, due viole, un violoncello, un contrabbasso e un pianoforte. I violini e i bandoneón eseguono quattro parti reali e al primo violino e al primo bandoneón sono affidati i soli. Fra le grandi orchestre delle origini, spiccano quelle di Carlos Di Sarli, Osvaldo Pugliese, Juan D’Arienzo… E anche la prima orchestra di Astor Piazzolla, la Orquesta del ’46, presentava tale organico; tuttavia, è curioso che in essa egli non ricoprisse il ruolo di primo bandoneón.

 

Come concilia l’attività di docente con quella di concertista? Quali stimoli trova nell’insegnamento?

Trovo che i due ruoli siano complementari. Di solito, i miei studenti non sono residenti in Sardegna; anzi, molto spesso vengono dall’estero e si spostano di proposito per studiare bandoneón nella mia classe. In questo senso, la mia attività di concertista è stata determinante nel darmi visibilità, nel permettermi di avere abbastanza allievi da costituire una classe completa.
Ritengo che l’esperienza didattica arricchisca non soltanto gli studenti, ma anche i docenti. Imparo molto dalle domande dei miei allievi: in generale, nella mia pratica strumentale il gesto è divenuto ormai automatico e spontaneo, ma sono proprio gli interrogativi posti dai miei studenti a spingermi ad andare a fondo dei concetti per fornire delle indicazioni, delle regole chiare da trasmettere. Insegno da circa otto anni; in precedenza, non avevo ancora provato quella gradevole sensazione di sentir suonare con destrezza un allievo anche grazie ai consigli del suo insegnante. E ciò rappresenta una vera boccata d’ossigeno… altruista, rispetto all’esagerato egocentrismo spesso patito dal concertista. Ho sempre desiderato condividere ciò che ho imparato e dare agli altri la possibilità di conoscere e scegliere, e uno strumento come il bandoneón ha bisogno di essere anzitutto conosciuto, perché poi possa essere scelto.
In ogni caso, il popolo dei bandoneonisti sta crescendo, per livello e diffusione. Inoltre, con i colleghi dell’asse Cagliari-Avignone-Rotterdam, stiamo pensando di creare una competizione internazionale interamente consacrata allo strumento. Esistono già concorsi che prevedono una sezione per il bandoneón, accanto ad altre categorie di strumenti o di formazioni cameristiche; tuttavia, è piuttosto raro vedere concorsi interamente dedicati al bandoneón: ecco perché vorrei investire in tale direzione.

 

Quali sono i suoi progetti di quest’anno, legato alle celebrazioni dei cento anni dalla nascita di Piazzolla?

 

Ultimamente, il concerto per il Nervi Music Ballet Festival (in cui sono stato anche maestro concertatore) ha rappresentato per me un traguardo davvero importante: ho avuto infatti l’onore di essere il secondo bandoneonista a salire sul palco, dopo Piazzolla nel 1986. In questa scena prestigiosa, ho proposto non solo composizioni del Maestro rielaborate per l’occasione, ma anche brani originali.

Inoltre, insieme al violinista Gianmaria Melis, ho commissionato al compositore Leonardo Teruggi un brano celebrativo del grande musicista argentino: da qui è nato il brano Fantasia Piazzolla, che presenta temi già esistenti, provenienti dalle musiche di Piazzolla ma fusi in una veste nuova, senza essere per questo un semplice pot-pourri.

Gli altri progetti che mi hanno visto o mi vedranno impegnato, come il duo con il chitarrista Deiana e l’Anna Tifu Tango Quartet, propongono tutti programmi celebrativi dei cento anni di Piazzolla.

 

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