L’arte della divulgazione musicale. Intervista a Nicola Cattò.

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di Alessio Zuccaro

Musicologo di formazione, dal 2014 direttore della prestigiosa rivista Musica, Nicola Cattò (44 anni, milanese) ha di recente firmato una monografia su Giuseppe Verdi edita da Curci. Lo abbiamo intervistato a Cremona Musica International Exhibitions and Festival, dove era presente con uno stand dedicato alla rivista, per farci raccontare la sua esperienza e per gettare luce sul mondo della divulgazione della musica colta.

 

La sua prima esperienza lavorativa è stata con l’orchestra Verdi di Milano, in cui ha avuto modo di confrontarsi con la complessità logistica e organizzativa di una realtà sinfonica. Cosa le ha insegnato quel periodo?

Molte cose: si è trattato soltanto di un anno e mezzo di lavoro, ma molto intenso. Ci sono arrivato da un master in Management per lo spettacolo organizzato dall’Università Bocconi e dal Teatro alla Scala, e ho potuto saggiare la differenza tra la teoria e la pratica, ovvero la sfida di applicare nel concreto quanto appreso a lezione. Tra le qualità più importanti che ho avuto l’occasione di sviluppare menzionerei il senso pratico (umiltà, rispetto di qualsiasi persona indipendentemente dal ruolo ricoperto) e l’indipendenza, la capacità di prendere decisioni e lavorare in un’organizzazione complessa come quella di un’orchestra sinfonica.

 

Nel 2007 entra nella squadra di Musica, in occasione del trentennale della rivista. Quali sono stati i cambiamenti più evidenti in questi suoi 16 anni di lavoro?

Il mio primo incarico riguardava gli aspetti pubblicitari, e fu una bella soddisfazione. Il mondo dell’editoria e della discografia musicale era molto diverso, allora. Oggi il disco non si vende più ma si produce ancora; la musica dal vivo è molto importante, per quanto i social svolgano un ruolo fondamentale che in passato non ricoprivano. La rivista ha cercato di seguire questi mutamenti mantenendo le premesse su cui era nata.

 

Che cambiamenti ha visto, invece, nel pubblico che vi segue?

Oggi abbiamo un buon numero di lettori “digitali”. Viene da chiedersi se in futuro sarà questo l’unico tipo di fruizione, o se il cartaceo saprà resistere. Un tempo, i lettori erano quelli che compravano i dischi, gli appassionati, competenti e pronti a rilevare ogni minimo errore. Ancora oggi è in parte così, ma sono quantitativamente diminuiti: la sfida è trovarne di nuovi. La soluzione, secondo me, non è abbassare il livello dei contenuti, ma portare il pubblico a un livello più alto. Resta da vedere tramite quali strade riusciremo a portare a termine questo importante obiettivo.

 

Pensa sia vero che la capacità media dei lettori di concentrarsi su un contenuto è diminuita negli anni?

Credo proprio di si, in ogni ambito e fascia d’età. Ho diversi amici insegnanti che rilevano nei ragazzi la disabitudine alla lettura; problema che risulta purtroppo ancor più evidente nel nostro ambito, che richiede grandi capacità di attenzione e concentrazione.

 

In Italia ci sono poche riviste divulgative che trattano di musica colta. Qual è la specificità di Musica rispetto alle altre?

Senza dubbio l’attenzione al mondo discografico: la nostra rivista fu fondata nel 1977 da Umberto Masini proprio per sopperire alla mancanza di una pubblicazione che recensisse le ultime uscite in questo ambito. D’altronde, i primi anni di Musica coincidono col boom del compact disc: la Sinfonia delle Alpi registrata da Karajan ad Amburgo, il primo CD dedicato alla musica classica, è del 1981. Dunque, la rivista ha accompagnato i lettori in quello che è stato un “cambio di stagione” delle loro discoteche, dal vinile al CD. Ancora oggi circa i due quinti del magazine contengono recensioni.

 

Tuttavia non offrite un CD in allegato: come mai?

È una scelta consapevole adottata sin dall’inizio. Siamo sommersi da musica in formato digitale facilmente accessibile, pensiamo che sarebbe una spesa ingiustificata. Inoltre, essendo i dischi il nostro vero focus, non sarebbe corretto allegarne uno alla pubblicazione.

 

Quali sono le sfide che il direttore di una rivista di musica colta deve affrontare oggi?

Affrontare le esigenze pratiche, cioè mantenere un rapporto proficuo con i lettori e con gli investitori pubblicitari, bilanciandole con un’indipendenza di giudizio e un’alta credibilità. Personalmente, non mi è capitato quasi mai di ricevere lamentele da parte di enti e organizzazioni per delle critiche fatte sulle nostre pagine: quando è accaduto, gli scambi sono diventati dibattiti interessanti e proficui, tanto da meritare, talvolta, la pubblicazione.

 

Un commento alla recente esperienza a Cremona Musica?

Abbiamo un rapporto consolidato con la fiera: Musica vi partecipa da molto tempo prima del mio arrivo. Per noi è ogni anno un appuntamento irrinunciabile: è la più importante occasione che abbiamo per incontrare dal vivo i nostri lettori. Appuntamento alla prossima edizione!

 

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