Tre Allegri Ragazzi Morti 2.0 Nel nuovo album, la band ha chiamato più collaboratori del solito: da Jovanotti a Vasco Brondi e Adriano Viterbini. Per raccontare che stiamo diventando “Inumani”

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Dopo pochi minuti seduti in un bar, succede una cosa che sarebbe normale per un suo collega. Per lui (forse) un po’ meno. «Davide? Davide Toffolo?», chiede la ragazza, che lo ha riconosciuto. Malgrado 20 anni di scarsi appoggi mediatici. Malgrado sia di un’altra città e si sia stabilito a Milano da pochissimo. Malgrado si esibisca mascherato, che diamine. Il punto è che i Tre Allegri Ragazzi Morti hanno un seguito silenzioso, sotterraneo, ma robusto, in quieta crescita da 20 anni, con il quale la band di Pordenone ha una sintonia che i media non hanno mai saputo cogliere. Un pubblico che li ha sostenuti abbastanza da permettere sette album, ai quali si aggiunge ora l’ottavo, Inumani. E più di mille concerti, e un’etichetta discografica divenuta una tra le più consistenti in Italia (nel roster, tra gli altri: Zen Circus, Teatro degli Orrori, Maria Antonietta, Uochi Toki, Le Luci della Centrale Elettrica, Sick Tamburo).

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Quindi è chiaro che Toffolo, Enrico Molteni e Luca Masseroni sanno degli umani più cose di quanto crediamo di saperne noi media – e sono già pronti per gli “inumani”. Ovvero: «Lo stadio successivo all’umanità, una nuova dimensione dovuta a una realtà estremamente violenta», spiega. «Stiamo adattando il nostro modo di essere a un mondo più duro. Non c’è alcun giudizio in questo: è così, lo constatiamo e basta. Sia in Italia che fuori, in provincia o meno. Andiamo verso grandi città sudamericanizzate, dove prenderanno piede cose per noi nuove. Tipo la cumbia».

Spiega all’intervistatore tendenzialmente scettico che la cumbia, musica sudamericana meno raffinata rispetto ad altri stili tradizionali, ha come arma di conquista proprio la sua semplicità e versatilità. «Ricorda il punk, perché è tre accordi e via, su ritmica sempre uguale. Si sta spostando dalla Colombia agli altri Paesi latini, ed entra in testa un po’ come una droga. Di recente a New York in un locale del Lower East Side abbiamo trovato un gruppo hipster che ne faceva una sua variante. A New York, tra l’altro, ci siamo visti con Jovanotti ed essendo anche lui molto interessato alla cumbia, ne abbiamo fatta una assieme, intitolata In questa grande città». Jovanotti ovviamente è la guest superstar di Inumani, ma anche la presenza di Adriano Viterbini (Bud Spencer Blues Explosion), Vasco Brondi, Maria Antonietta e diversi altri artisti italiani fa da contorno a una sottile mutazione in atto.

Sono i Tre Allegri Ragazzi Morti 2.0. Sempre mascherati, beninteso: «Abbiamo creato un immaginario. La maschera è la parte più esposta che abbiamo, la più facile da capire». Ma l’immaginario musicale e quello fumettistico del gruppo, precisa, si sovrappongono solo in parte alla sua persona. «Sono un fumettaro incallito, ma la forza della musica non ha paragoni. E poi il fumetto per me è il luogo della ricerca personale, mentre il gruppo è condivisione aperta: tra di noi, e con la gente».

 

Fonte: Rolling Stone Magazine

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