Abbiamo intervistato MANUELA GALASSO, la rocker livornese che ama fare tutto con la sua Gibson SG

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 (di Stefania Bernacchia) Ciao Manuela, grazie per questa intervista con TGmusic.it.

 

Iniziamo a parlare del gruppo e della sua formazione.

Quali sono i componenti del gruppo?

Non esiste un gruppo, sono solo io. Dopo anni di esperienze in vari gruppi di generi diversi, ho deciso di andare avanti da sola, avvalendomi occasionalmente, se possibile, di collaboratori. Lo so, è una scelta difficile per una chitarrista, soprattutto se donna. Ma ho notato che solo così riesco ad esprimere pienamente quello che vorrei comunicare e ne traggo piacere, senza vincoli nè compromessi con nessuno. Solo adesso riesco a fare serenamente, con i miei tempi e i miei gusti, quello che più mi aggrada e che mi fa stare bene, piaccia o no agli altri.

 

Quando sei nata?

Anagraficamente il 12 agosto del 1978 (inizio ad essere datata), musicalmente a 16 anni con la chitarra ed il rock. Da musicista singola ed indipendente ho già avuto esperienza nel 2004, ma la scelta definitiva di portare avanti da sola le mie idee ed il mio nome risale al 2012, dopo l’esperienza con l’ultimo gruppo in cui militavo.

 

Come hai scelto il tuo nome d’arte?

Non l’ho scelto, è il mio nome anagrafico. Inizialmente pensavo ad un nome d’arte o ad uno pseudonimo, addirittura ho pensato ad un falso nome maschile, in modo da camuffarmi e propormi come musicista uomo in modo da evitare qualunque tipo di pregiudizio (a cui ormai sono avvezza) che penalizzasse la mia musica, ma poi mi sono detta “io non sono nessun altro, solo me stessa!”

 

 Parlaci del tuo repertorio musicale. Fai canzoni tue o proponi cover?

Adesso faccio solo canzoni mie, però non ti nego che ogni tanto qualche cover mi piace riarrangiarla strumentalmente a modo mio. In passato ho fatto molte cover, di tutti i generi. Del resto come tutti, penso.

 

Come nascono le tue canzoni e cosa ti spinge a scriverle?

Non so spiegare bene come nascono le mie canzoni, è un processo interno e intimo che negli anni è cambiato; prima sostanzialmente cercavo di raccontare esperienze di vita vissuta, spiegare sentimenti ed emozioni che mi hanno condizionato, era più un raccontarmi, mentre adesso è un trasformare in musica delle sensazioni, degli stati d’animo, magari narrando storie reali o immaginarie solo con ritmi o note, eliminando anche le parole e la voce che descrivono palesemente il testo. Un discorso un po’ contorto mi rendo conto, ma a mio avviso è un’evoluzione molto interessante. L’impulso a scriverle ovviamente deriva dalla continua voglia di voler dire la mia, come molti del resto, esternare e comunicare, nonostante il mio carattere un po’ chiuso e introverso. Soprattutto, a brano ultimato, quello che mi rende più piacere è proprio ascoltare quello che avrei voluto sentire il quel periodo.

 

Che spazi utilizzi per le prove?

Non ho una sala prove, attualmente faccio tutto nel mio intimo studio casalingo.

 

Quale strumentazione utilizzi?

In primis la mia adorata inseparabile diavoletto (sg gibson), inoltre ho un’ acustica del 1982.

 

Parliamo dei tuoi concerti. Hai fatto molti live?

Sì, in passato molti. E’ brutto dirlo, ma invecchiando mi è passata un pò la voglia.

 

Ci sono luoghi in cui suoni regolarmente?

Attualmente non faccio molti live, a meno che non ne sia “costretta”.

 

Preferisci suonare all’aperto o al chiuso?

Entrambi, dipende dalle condizioni climatiche, per il resto è indifferente.

 

Qual è la performance che ricordi con maggiore piacere/soddisfazione?

Ricordo con molto affetto i primi live con un mio vecchio gruppo, all’inizio mi sono divertita tanto. Ci sentivamo delle rockstar senza esserlo, e da questa falsa convinzione ne veniva fuori una bella energia. Sul palco, se non sento una forte energia, un forte coinvolgimento e un quasi totale lasciarsi andare, non mi diverto. Penso che siamo lì per divertirci e far divertire, non per pensare troppo alla esibizione o all’imbarazzo. Se lì sopra siamo noi stessi con il sorriso, senza troppe briglie o competizioni, il resto viene da sè. E in seguito rimangono delle gran belle esperienze

 

Hai già inciso degli album?

Sì, con i Dark Venus nel 2000 “Evils Spheres”, da sola nel 2004 “Bad Situations”, con le Missteryke nel 2011 “Tempismi Imperfetti” e di nuovo da sola nel 2013 “Frammento Docile”.

Infine lo scorso febbraio è uscito “Le migliori cattive situazioni”, una mia raccolta che racchiude 9 brani già contenuti nei precedenti album da solista, stavolta pubblicato in tutto il mondo in formato digitale grazie alla Believe Digital.

 

Li hai registrati da indipendente o con qualche etichetta?

L’unico album che ha l’etichetta discografica è “Tempismi imperfetti” con la VideoRadio, e un mio singolo “Regina del Niente” con la Protosound. Esperienza da non ripetere personalmente per adesso, infatti tutti gli altri album sono indipendenti. Scenderei a compromessi solo se mi capitasse “l’opportunità che ti cambia la vita”, altrimenti sinceramente preferisco di gran lunga andare avanti così, da indipendente.

 

Come vedi il panorama della musica emergente nella tua città?

Abbastanza attivo, anche se alla fine i gruppi che girano sono sempre i soliti. Mi interesso poco alla musica emergente della mia città, ma da quel poco che vedo è tutto un po’ monotono nonostante le miriadi di gruppi che si formano e si sciolgono, ma i musicisti alla fine sono sempre gli stessi, e i generi pure. Io invece sono in fase esplorativa e sperimentale, ho voglia di novità.

 

E’ semplice trovare delle date?

Come ho già detto, per il momento non mi interessano i live. Ma fino a poco tempo fa non era semplicissimo, se si voleva almeno un rimborso spese.

 

C’è un adeguato ritorno economico?

“Adeguato” assolutamente no, fa parte del reddito, ma di musica propria a livelli emergenti/underground non si vive, anche se un po’ economicamente aiuta (sempre non tenendo di conto di tutto quello che uno ha investito nel corso degli anni tra strumentazione, chilometri macinati, spese varie ecc)

 

Ti sei posta degli obiettivi da raggiungere?

Il primo obiettivo che mi sono posta sopra ogni altra cosa è la mia serenità; questo ha comportato la decisione definitiva di non avere un gruppo, oltre alla scelta di avere a che fare il meno possibile con chi popola e “gestisce” in maniera arrogante l’universo musicale underground, a meno che non ne sia obbligata. Altri scopi sono suonare e creare (con o senza spettatori, non importa) quello che mi piace e che fuoriesce da dentro, senza essere turbata o alterata da giudizi esterni, spesso poco realisti, imparziali e non esenti da pregiudizi. Percorro la mia strada senza disturbare o ledere nessuno; il mio obiettivo adesso è esplorare in tutta serenità, sperimentare e giocare, allargare i miei orizzonti artistici (e non) anche in altri campi e godere della bellezza che riesco e riuscirò a vedere non solo in ambito musicale, sentendomene parte, nel mio piccolo, con il mio vissuto e operato.

 

C’è qualcos’altro che vuoi aggiungere su di te?

Su di me no, vorrei solo ringraziare, visto che non ne ho ancora avuto modo, le persone che continuano a seguirmi, gli ascoltatori interessati e quelli che vanno oltre e cercano di capire. E naturalmente Tgmusic.it che mi ha dato spazio con questa intervista.

 

 

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Manuela Galasso

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