Enrica Ciccarelli: la concertista divina che fa brillare il bianco e il nero.

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di Smeralda Nunnari

Il fascino artistico e l’assoluta perfezione tecnica sono onnipresenti, in ogni sua esecuzione, rendendola unica, irripetibile ed ineguagliabile, quindi, sublime.

L’artista, nata a Sondrio, effettua i suoi studi musicali, in organo, composizione e pianoforte, presso il Conservatorio “G. Verdi” di Milano. Una solida formazione musicale rafforzata e perfezionata dagli incontri con Jean Bernard Pommier, Hans Graf, Michele Campanella, Nikita Magaloff, Tatjana Nikolayeva e Sergiu Celibidache. Nella sua attività concertistica, dal suo debutto, nel 1992, alla Salle Gaveau di Parigi, ciascuna delle sue performance, nei teatri nazionali ed internazionali, diventa un’estasi luminosa nell’universo musicale.

 

Lei si è conquistata una fama mondiale, ma il percorso è stato faticoso, ha sacrificato qualcosa? O è riuscita a conciliare tutto perfettamente?

Essere un musicista è totalizzante. La nostra vita è fatta di musica, quindi sicuramente ci sono tanti sacrifici, ma ogni artista credo sia felice quando può esprimersi, e per noi musicisti ogni sacrificio è dimenticato nel momento in cui ci rendiamo conto che la nostra musica raggiunge un che di trascendente. Sono pochi attimi talvolta, talvolta è un concerto intero, talvolta succede in casa nel momento dello studio. Ma questi attimi di felicità pura rappresentano una gioia inebriante. Per me è così.

 

Come è nato il suo amore per la musica? Potrebbe tracciare una piccola genesi o descriverci l’incipit?

Non saprei dire perché ho voluto iniziare a studiare il pianoforte. Lo desideravo da bimba, ma veramente non saprei dire come mai. Quasi un richiamo che ho sentito, non saprei da dove, posto che non provengo da una famiglia di musicisti. Anzi, ricordo lo stupore dei miei genitori e anche la difficoltà che ebbero nel trovare un buon insegnante. Abitavamo in una piccola provincia, Sondrio, e non sapevano bene a chi rivolgersi… Ma anche la loro intelligenza e il loro amore, perché assecondarono il mio desiderio.

 

Gli insegnamenti migliori li ha ricevuti dai suoi insegnanti più severi o da quelli benevoli, sono stati più utili i libri o li ha ritrovati in se stessa, attraverso la sua esperienza?

Ogni insegnante e ogni incontro è stato importante, perché mi hanno portato ad essere la persona e la musicista che sono, nei pregi e nei difetti. Certamente qualche incontro poco positivo l’ho avuto, ma mi sono sempre rimboccata le maniche e ho sempre cercato di guardarmi dentro per capire dove avrei dovuto e potuto migliorare. Essere un musicista è prima di tutto una lotta e una continua ricerca dentro se stessi. Certamente quello che non apprezzo in un insegnante o un dispensatore di consigli, e purtroppo, senza fare nomi qualcuno c’è stato, è la mancanza di generosità che talvolta è condita con un pizzico di cattiveria, o invidia o gelosia. Poi gli incontri con grandi, grandissimi musicisti sono stati fondamentali, da Tatiana Nikolayeva a Sergiu Celibicache, a Radu Lupu, a Alexis Weissemberg, Salvatore Accardo, Mariella Devia. In genere fare musica insieme diventa uno scrigno ricco di tesori… Ma soprattutto l’incontro con Antonio Mormone, che poi è stato mio marito, uomo straordinario, colto, generoso, lungimirante, sensibile e grande musicista e poeta, sebbene non “esercitasse”…

 

Tra gli autori classici chi l’ha conquistata musicalmente?

Se intendiamo autori del periodo classico e autori musicisti, devo dire Bach. Il sommo. Ho studiato tanto Bach anche perché ho studiato anche organo al Conservatorio di Milano… Ma l’ho suonato in pubblico sempre troppo poco. Volutamente. E’ una forma di timidezza e senso di inadeguatezza nei confronti di una divinità…

Se poi per classici non ci riferiamo al periodo classico, ma ad autori per così dire “imperdibili” nel repertorio pianistico e musicale, devo dire Robert Schumann…

 

E tra quelli moderni?

Amo molto Prokofiev. Ma non posso non citare quale autore “imperdibile” del ‘900 pianistico, Rachmaninov. Amo conoscere anche i nuovi linguaggi, soprattutto da qualche anno a questa parte. Penso sia necessario per aprire la mente.

 

La Ciccarelli pittrice con quali colori dipingerebbe, sinesteticamente, su tela le emozioni ricevute da entrambi?

Bach: colore azzurro cielo con sfumature argentee

Schumann: una sfumatura di viola: tra porpora e viola scuro

Prokofiev: grigio scuro zigrinato

Rachmaninov: bronzo

 

Nella sua attività artistica ha girato il mondo, si è esibita in numerosi teatri. C’è un episodio, in particolare, piacevole o non, che vorrebbe raccontarci?

L’emozione provata scendendo la scalinata del Concertgebouw ad Amsterdam in occasione del primo concerto in questa sala meravigliosa… Ancora mi riempie il cuore di pura emozione gioiosa solo il ricordo…

Mi è anche capitato di arrivare in teatro per suonare un concerto per pianoforte e orchestra: era il Concerto Soirée di Nino Rota con la direzione del maestro Ceccato… Purtroppo gli organizzatori non avevano capito che il concerto Soirée era per pianoforte e orchestra e avevano dimenticato di  prevedere il pianoforte… Riuscimmo a onorare il nostro impegno di musicisti andando personalmente io e il maestro Ceccato negli “scantinati” del teatro, dove vi era un vecchissimo quarto di coda, color noce, con i pedali non funzionanti a dovere (!) e non accordato…. Facemmo portare sul palco questo strumento, e, sebbene con un poco di ritardo e qualche nervosismo per via dell’inconveniente dettato da superficialità, suonammo al meglio per l’occasione…

 

Della sua vita di donna ci racconterebbe il ricordo più bello?

L’incontro con mio marito e ogni giorno trascorso con lui… Suonare per lui, ascoltare i suoi consigli e anche accettare giudizi molto severi, ma soprattutto era una creazione continua…

 

Quando suona un brano cerca d’esprimere di più se stessa, le sue emozioni, i suoi sentimenti, o cerca di far prevalere le motivazioni che hanno ispirato l’autore e, quindi, i sentimenti del compositore dello sparito? Quali delle due anime devono prevalere, secondo lei, per donare all’ascoltatore una coinvolgente ed eccellente esecuzione?

Fare musica è tutto questo. E’ necessario trovare l’equilibrio, e prima di tutto bisogna trovarlo in se stessi. Forse la cosa più difficile. Bisogna conoscere la partitura profondamente, conoscere l’autore, il periodo storico e artistico, analizzare la parte musicale in ogni dettaglio, per poi trovare una connessione con se stessi, dunque interpretare e lasciare tutta questa analisi e conoscenza ad un livello diverso per poter ricreare l’opera ogni volta, anche con le vibrazioni che il pubblico e gli spettatori trasmettono.

 

Il più bel progetto musicale che ha attuato ad oggi.

Sono tanti i progetti a cui sono legata. Alcune registrazioni, in particolare quella della Kreisleriana di Schumann e poi due concerti che mi sono molto cari e mi hanno portato tanta fortuna e che ho suonato in tutto il mondo: Clara Schumann e Nino Rota. Ma anche alcuni progetti cameristici in particolare con Mariella Devia che sono stati molto importanti per me. Oggi lavoro molto con un altro soprano e amica straordinaria, Ivanna Speranza, con cui facciamo progetti bellissimi anche trasversali, con un interesse per repertorio meno eseguito di compositrici.

 

C’è un piano futuro nel limbo delle sue idee che vorrebbe realizzare. Potrebbe farci uno schizzo?

Come pianista vorrei continuare ad esprimermi liberamente. Sto rivisitando brani che ho suonato in passato spesso e oggi li vedo sotto una luce diversa. Come operatrice culturale e organizzatrice ho tantissimi progetti e idee, principalmente cerco di valorizzare e promuovere il talento dei giovani e giovanissimi affinché la loro strada possa essere luminosa.

 

Se la musica fosse una stella cadente, cosa le chiederebbe?

Non arrendersi mai, la musica è un messaggio di grande valore e umanità. E di bellezza.

 

Vorrebbe parlare di qualcosa che le sta particolarmente a cuore? Faccia conto di aver ricevuto una domanda ad hoc?

Sarei felice se ogni musicista ricevesse più rispetto. In generale, vorrei che il nostro lavoro, il nostro talento, la nostra passione fossero rispettati di più. E ci fossero riconosciuti.

 

Un consiglio ricevuto o tratto dalla sua maestosa esperienza di cui ne ha fatto tesoro e che vorrebbe elargire ai giovani che s’incamminano su questo stesso suo sentiero?

Passione, rispetto, lavoro. Umanità, generosità.

 

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