Gli italiani trionfano allo Chopin. Il Diario da Varsavia.

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di Viola D’Ambrosio

Sono le 22:00 di domenica 17 ottobre e mi trovo in volo sulla capitale polacca. Guardo dal finestrino le luci della città che si fanno sempre più vicine e inizio a pregustare la mia avventura musicale a suon di Chopin. Sono carica di emozione per un concorso che si preannuncia di altissimo livello.

A spasso con Chopin

Il primo incontro con il compositore polacco avviene sorprendentemente al di fuori della Filarmonica Norodova dove da ormai tre settimane si svolge la XVIII edizione del Concorso Chopin. Mi sto dirigendo in sala per assistere alla prima delle finali e in lontananza vedo un imponente parco che poi scoprirò essere il Parco Łazienki, il più grande di Varsavia. Qualcosa mi spinge ad entrare e ad attendermi trovo la statua di Chopin, una scultura monumentale che si staglia nel cielo di Varsavia in mezzo ad alberi secolari dai colori cangianti. Ho subito la sensazione che qui Chopin non sia solo un grande musicista ma piuttosto un eroe nazionale. Faccio qualche passo e mi imbatto in una panchina interattiva che racconta tutto del compositore polacco e mi cattura con il suono delle sue melodie. In questo angolo di paradiso anche l’aria ha un profumo chopiniano e grazie al potere della tecnologia riesco a scattare un selfie insieme a lui.

 

Primo giorno delle finali

Dopo una lunga passeggiata tra le strade di Varsavia sono finalmente pronta per ascoltare i primi quattro finalisti. La sala della Filarmonica è gremita e nell’aria si respira una sorta di impazienza per l’inizio della competizione. Mi preparo ad ascoltare per quattro volte consecutive lo stesso concerto, il mi minore op. 11.

Il primo ad esibirsi è il polacco Kamil Pacholec che ha faticato a dominare il nervosismo ed è risultato il meno convincente della serata. Il suono è quasi ovattato e le dinamiche ridotte hanno fatto faticare non poco l’orchestra. Poi è la volta del diciassettenne Hao Rao che ci ha fatto saltare sulle poltrone. Un suono energico e brillante invade la sala, scuotendo l’orchestra dal torpore in cui era sprofondata. L’attenzione è di nuovo viva e il pubblico entusiasta. Una prova senza dubbio più muscolare ma che lascia intravedere un grande talento. Dopo l’intervallo è il turno di Kyohei Sorita che ha dimostrato fin dalle prime note carisma e musicalità. Capace di grande intensità ha esibito un controllo tecnico da pianista navigato ed ha infiammato il pubblico che è esploso in una standing ovation. La serata si è conclusa con Leonora Armellini che ci ha regalato un’interpretazione più intima e ricca di espressività. La pianista italiana ha fatto musica con la M maiuscola ed ha regalato emozioni.

 

Secondo giorno delle finali

Voglio iniziare il racconto di questa seconda giornata con un plauso al pubblico polacco. Durante le finali (mi è stato raccontato che la stessa cosa è accaduta durante le settimane precedenti) ho assistito incredula al comportamento del pubblico in sala, il quale ha partecipato in religioso silenzio, seguendo i concorrenti con la massima attenzione e partecipazione. In Italia è consuetudine durante i movimenti lenti assistere al tripudio dello scartamento delle caramelle, senza menzionare sbadigli e colpi di tosse. A ragion di cronaca qualche cellulare ha squillato in sala durante le finali, ma è stata l’eccezione e non la regola.

J J Jun Li Bui ha rotto il ghiaccio con il Concerto in mi minore op. 11, facendo vibrare la sala con il suo suono possente. Dotato di grande tecnica pecca di profondità espressiva, una carenza dovuta sicuramente ai suoi diciassette anni e alla mancanza di esperienza. Subito dopo è il turno di Alexander Gadjiev con il Concerto in fa minore op. 21. Nonostante non sia stata la sua migliore interpretazione, il pianista goriziano ha dato sfoggio di grande musicalità e fraseggio con una incredibile gamma di colori. Dopo l’intervallo, Martin Garcia Garcia, ha fatto divertire il pubblico con una esecuzione esuberante ma non priva di imperfezioni del Concerto in fa minore op. 21. L’ultima in gara è stata Eva Gevorgyan con il mi minore op. 11. Esecuzione elegante ma priva di espressività musicale, fraseggio pulito ma senza grande personalità.

 

Terzo giorno delle finali e proclamazione dei vincitori

Questa sera l’aria è più elettrica e in sala si aspetta con trepidazione l’inizio delle esibizioni.

La prima a salire sul palco è Aimi Kobayashi con il Concerto in mi minore op. 11. La sua interpretazione mi ha convinto soprattutto nel secondo movimento dove ha saputo evidenziare delle tinte malinconiche e crepuscolari. Subito dopo è stato il turno di Jakub Kuszlik con il Concerto in mi minore op. 11. Il suo pianismo più classico ha saputo esaltare bene le sonorità chopiniane alternando momenti di eleganza ad altri più energici. Dopo l’intervallo Hyuk Lee si è esibito con il Concerto in fa minore op. 21. Per la prima volta sono stata palesemente in disaccordo con il pubblico che lo ha premiato con un fragoroso applauso. Per il mio gusto personale mi è sembrato troppo muscolare e piatto nelle dinamiche e nel fraseggio. Chiudiamo in bellezza con il virtuosismo elegante di Bruce (Xiaoyu) Liu, che ha suonato in maniera impeccabile il Concerto in mi minore op. 11. Alla fine della sua esibizione il pubblico è esploso in un applauso lunghissimo.

 

Il concerto è finito e non ci resta che aspettare…

Alle 23:00 ricevo la soffiata che di lì a mezz’ora la giuria avrebbe proclamato i vincitori. Ero tornata in albergo dopo il concerto per recuperare il mio prezioso registratore dimenticato in stanza. Mi precipito in Filarmonica e giunta all’entrata principale devo sgomitare per raggiungere l’atrio principale: il pubblico è ancora lì e aspetta con febbrile curiosità il responso della giuria. I miei informatori avevano fatto male i conti perché l’attesa si sarebbe protratta fino alle 2 di notte. Quattro lunghissime ore a testimonianza di una decisione difficile e non unanime. Finalmente i risultati:

1° Premio – Bruce (Xiaoyu) Liu, Canada
2° Premio ex aequo – Alexander Gadjiev, Italia/Slovenia (con Premio per la miglior sonata)
2° Premio ex aequo – Kyohei Sorita, Giappone
3° Premio – Martin Garcia Garcia, Spagna (con Premio per il miglior concerto)
4° Premio ex aequo – Aimi Kobayashi, Giappone
4° Premio ex aequo – Jakub Kuszlik, Polonia (con Premio per le migliori mazurche)
5° Premio – Leonora Armellini, Italia
6° Premio – J J Jun Li Bui, Canada

Quest’avventura è giunta al termine ma è solo l’inizio del viaggio.

 

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