Ora è considerato tra i “ricchi dalla tomba”, ma Michael Jackson morì pieno di debiti.
Da oggi tutto potrebbe cambiare. Riusciranno le accuse di due ex bambini, protagonisti del documentario “Leaving Neverland”, a scalfire un mito che due processi per pedofilia mentre Jacko era in vita non sono riusciti a incrinare? Il film di Dan Reed è in onda oggi e domani per quattro ore sulla rete HBO.
Gli eredi Jackson (madre, i tre figli e varie organizzazioni per l’infanzia) hanno dichiarato guerra facendo causa per danni da cento milioni di dollari. “C’è sempre stata questa ombra sulla figura di Michael”, ha detto al New York Times Charles Koppelman, un ex consigliere finanziario del cantante: “Il documentario sarà visto da milioni e milioni di persone. Inevitabile l’effetto negativo sulla sua fortuna finanziaria”. Nel film di Reed, presentato al festival di Sundance e promosso da Oprah Winfrey, parlano due uomini adulti, Wade Robson e James Safechuck, che accusano Jackson di avere avuto ripetuti rapporti sessuali con loro quando avevano rispettivamente sette e dieci anni e lui era all’apice della sua carriera. La tesi del documentario è che Michael era un “uomo-bambino” per cui le lussuose suite di hotel, i jet privati, il ranch di Neverland non erano piaceri fine a se stessi, ma esche per attirare bambini e i loro genitori. Le accuse di “Leaving Neverland” non sono nuove ma acquistano nuova luce nell’era del #MeToo in cui potenti uomini dell’entertainment come Bill Cosby e Harvey Weinstein sono finiti o rischiano il carcere per atti sessuali non graditi.
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