Nel nome di Antonio Mormone, un premio al talento e all’eclettismo. Intervista a Edoardo Zosi ed Enrica Ciccarelli.

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di Ruben Marzà

Un premio per onorare il ricordo di una personalità di spicco della musica italiana e internazionale, ma soprattutto per portare avanti il suo ambizioso progetto di una classica aperta ai giovani talenti e capace di trovare nuove forme di comunicazione con il grande pubblico. L’eredità di Antonio Mormone (nato a Napoli nel 1930 e scomparso nel 2017, organizzatore e scopritore di talenti capace di instradare alla carriera musicisti come Evgeny Kissin, Sergej Krilov, Anna Tifu e Beatrice Rana) vive dunque, oltre che nell’attività della Società dei Concerti di Milano da lui fondata, nel Premio Internazionale Antonio Mormone: la seconda edizione, in programma tra maggio 2024 e giugno 2025, è rivolta a giovani violinisti tra i 16 e i 29 anni. In palio per il vincitore ci sono 30mila euro, la registrazione di un album con Universal e tre anni di segretariato artistico coordinato dalla Fondazione La Società dei Concerti.

All’indomani della presentazione del Premio a Cremona Musica International Exhibitions and Festival abbiamo incontrato la pianista Enrica Ciccarelli (presidente della Società dei Concerti) e il violinista Edoardo Zosi (direttore artistico del Premio), rispettivamente moglie e nipote di Antonio Mormone, per svelarci l’origine e le finalità di questa competizione dalle caratteristiche uniche nel panorama internazionale.

 

 

Com’è nata l’idea del concorso?

Enrica Ciccarelli: Nel rendere omaggio a una figura che tanto ha fatto per la promozione della cultura musicale e per la valorizzazione dei giovani, più che di un ricordo emozionale abbiamo sentito il bisogno di un progetto che portasse avanti il suo lavoro. Antonio era un grandissimo appassionato di musica, ma anche e soprattutto di giovani talenti; inoltre, aveva un grandissimo senso del lavoro e della responsabilità. A maggior ragione ci siamo lanciati nella difficile sfida di dedicargli un premio che si discostasse dai canoni delle competizioni musicali.

 

Edoardo Zosi, per un giovane violinista quanto è stato importante crescere accanto a lui?

Edoardo Zosi: Oltre alla passione per la musica e per il talento, ricordo in lui quella per l’eccellenza, per la perfezione: la voglia di avere sempre il meglio in ogni ambito, lezione di vita importante che cerco di tenere sempre a mente. Il perfezionismo da una parte, quindi, e dall’altra l’eclettismo: era una persona capace di eccellere in numerosi ambiti. Il concorso lo ricorda, a mio parere, proprio in queste due anime: non siamo alla ricerca del solista puro, ma di un musicista capace di affrontare la musica da camera e di padroneggiare un repertorio vasto, un’artista a tutto tondo.

 

Veniamo infine alle particolarità del Premio Mormone. Cosa lo contraddistingue dal tipico concorso musicale?

EC: Innanzitutto la possibilità, unica e riservata a tutti e tre i finalisti, di esibirsi al Teatro alla Scala. Ma anche i tempi di valutazione: la giuria ha a disposizione diversi mesi per ascoltare e riascoltare i candidati, a volte assistendo in incognito alle loro performance. Ci prendiamo l’impegno di supportare concretamente il vincitore nel lungo periodo, non solo con un premio in denaro o dei concerti, ma accompagnandoli nella loro carriera, come sta succedendo con Ying Li [pianista cinese, vincitrice della prima edizione del Premio nel 2021, ndr].

EZ: A ricevere supporto saranno tutti i 10 semifinalisti: oltre alla copertura delle spese di viaggio, per ciascuno di loro abbiamo già programmato quattro concerti in Italia tra maggio 2024 e marzo 2025. Antonio Mormone non amava i concorsi nel loro aspetto ginnico, acrobatico: l’idea di dover resistere a un tour de force di mezz’ora è qualcosa di molto lontano dall’arte. Invece la possibilità di esprimersi sul lungo periodo e in contesti diversi mette in luce ciò che di più importante vi è in un musicista: non si tratta solo di sopravvivere alla prova di forza del concorso, ma di saper appassionare il pubblico.

 

Alla giuria stessa sarà quindi richiesto un impegno dinamico e oltre un anno di lavoro.

EC: Esatto. Proprio per questo abbiamo voluto scegliere artisti di primo livello, ma fuori dal contesto delle competizioni internazionali. Cerchiamo un musicista del futuro che sia giudicato da professionisti indipendenti. Oltre al presidente onorario del premio Evgeny Kissin, posso già svelarvi che alla finale sarà presente Anna Tifu, straordinaria violinista molto legata ad Antonio Mormone, nonché alla Società dei Concerti che continua a sostenerla: lei è proprio una delle voci indipendenti che cerchiamo, un esempio luminoso per tutti i nostri candidati.

 

Come si strutturano le diverse prove?

EZ: La fase finale del Premio riflette la versatilità e la personalità che cerchiamo nei giovani musicisti. A un classico recital a programma libero segue infatti una prova tutta particolare: i tre finalisti si esibiranno su uno stesso strumento – un prezioso violino Carlo Landolfi del 1757, proveniente dalla collezione del Conservatorio di Milano – e sullo stesso brano, il Duo di Schubert, pezzo spoglio di virtuosismi pirotecnici, ma musicalmente assai impegnativo. Infine, una prova di musica da camera con uno dei trii per archi di Beethoven: rispetto al duo con pianoforte, la formazione di soli strumenti ad arco rappresenta forse la sfida più grande, quella che ti costringe a metterti a nudo e a dar prova di maturità e spirito di gruppo.

 

Perché proprio il trio d’archi, e non il più diffuso quartetto?

EZ: Da quartettista – ad accompagnare i finalisti saranno proprio i miei fidati colleghi del Quartetto Adorno, Benedetta Bucci e Stefano Cerrato – ritengo che questa formazione rappresenti un mondo a sé, quasi impenetrabile per chi non vi si dedichi in maniera pressoché esclusiva. A parte poche eccezioni, è raro vedere grandi solisti suonare in quartetto, mentre solo per i trii di Beethoven possiamo ricordare le interpretazioni di Perlman, Zukerman, Harrell o Grumiaux.

 

Un concorso sul lungo periodo che, oltre al Teatro alla Scala, coinvolgerà numerosi contesti della scena milanese.

EC: Credo sia di fondamentale importanza – a maggior ragione da presidente di una società concertistica – stringere un legame con il pubblico e cercare ampliarlo. Il Premio Mormone è rivolto ad artisti empatici, che sappiano anche parlare e condividere la loro esperienza con chi ha l’opportunità di ascoltarli. Proprio per questo, ogni semifinalista terrà un concerto nei quartieri di Milano meno frequentati dalla scena classica: un’esibizione più breve, con momenti di dialogo tra l’artista e gli spettatori.

 

Ha citato la Società dei Concerti, di cui è presidente e che quest’anno festeggia i 40 anni dalla fondazione. Come si è evoluto il rapporto con Milano e con il pubblico?

EC: Fin dalle origini la Società si è distinta proprio per un rapporto quasi familiare con i suoi sostenitori e con gli artisti. Ci siamo sempre sentiti ben accolti, oserei dire abbracciati, dal pubblico di Milano e provincia: sono gli stessi musicisti a percepire e testimoniare questa bella energia, questo entusiasmo trascinante. Il prossimo obiettivo, nonché la sfida più grande, è quello di mantenere altissima la qualità della proposta aprendosi a soluzioni inedite e a collaborazioni capaci di coinvolgere nuovo pubblico, con particolare attenzione verso i ragazzi: proprio i giovani artisti devono farsi ambasciatori di musica tra i loro coetanei, senza dimenticare l’importanza sociale ed educativa della musica.

 

L’obiettivo di manifestazioni come Cremona Musica è proprio quello di creare nuove connessioni e sinergie tra gli appassionati, ma anche di coinvolgere nuovo pubblico. Un’impressione sulla vostra recente esperienza?

EC: Per me è stata la prima partecipazione, e sono rimasta molto soddisfatta sia della presentazione del Premio che dell’atmosfera festosa che si respirava. Non a caso Edoardo è rientrato apposta da Parigi, dopo un concerto con il suo quartetto.

EZ: Per un violinista è un appuntamento importante, è bello rimanere aggiornati sulle novità che arrivano da tutta Italia e dall’estero: non si ha tutti i giorni la possibilità di provare corde e accessori nuovi, ammirare strumenti da tutto il mondo e al tempo stesso ritrovare tanti amici e colleghi per assistere a concerti di livello – o semplicemente per una chiacchierata. Più che una fiera è un momento di festa. Siamo stati felici di poter presentare un progetto a cui teniamo molto in un’occasione così speciale.

 

Link alla pagina del Premio: www.soconcerti.it/premio-mormone-2025

Scadenza iscrizioni: 1 dicembre 2023

[nella foto: Edoardo Zosi ed Enrica Ciccarelli in concerto alla Carnegie Hall di New York]

 

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