Rossini era un vero e proprio buongustaio!

0

 

Per Rossini (Pesaro, 29 febbraio 1792 – Passy, 13 novembre 1868), cene e banchetti erano quasi quotidiani e lui, che era un bel giovane di prestante corporatura, incominciò allora irreparabilmente a ingrassare.

Oltre che buongustaio, Rossini era anche eccellente cuoco, e si dice che fosse inarrivabile nel cucinare i maccheroni, di cui era appassionatissimo, come era appassionatissimo per un certo pasticcio di pollo con gamberi al burro. Egli cercava di trarre dai fornelli le stesse armonie del pianoforte. Da Napoli si faceva venire i maccheroni, da Siviglia i prosciutti, da Gorgonzola il formaggio, da Milano il panettone.

I regali più graditi erano le mortadelle, gli insaccati e gli zamponi, comunque roba da mangiare. L’animò, in particolare, una passione per il tartufo. Si racconta che, avendo vinto per scommessa un tacchino ripieno con dei preziosi tuberi, ed essendo andato a reclamarne la consegna, si vide opporre dal perdente, poco intenzionato ad onorare la promessa, quest’esile scusa: “caro maestro – disse il tale – la verità è che la stagione non è ancora propizia per i tartufi di prima qualità”. E Rossini, di rimando: “frottole, caro mio, questa è una notizia che diffondono i tacchini per non farsi riempire!”.
Il maestro sembra abbia confessato d’aver pianto tre volte nella vita: quando gli fischiarono la sua prima opera, quando senti suonare Paganini, e quando durante una gita in barca gli cadde in acqua un tacchino farcito ai tartufi.

Di seguito tre simpatici aneddoti sul compositore di Pesaro:

1-Nel 1816 la prima rappresentazione del Barbiere di Siviglia al Teatro Argentina di Roma fu un grande insuccesso mentre le repliche furono molto applaudite. Comunicando l’accaduto al suo grande amore, la cantante Isabella Angelica Colbran, tenne a precisare: “…ma ciò che mi interessa ben altrimenti che la musica, cara Angela, è la scoperta che ho fatto di una nuova insalata, della quale mi affretto ad inviarti la ricetta…”.
2-Nelle lettere lasciate si legge tra l’altro: “Dopo il non far nulla, io non conosco occupazione per me più deliziosa del mangiare, mangiare come si deve, intendiamoci.”
3-Una sera, al termine di un concerto cui Gioachino Rossini aveva assistito, gli si avvicinò una signora: “Oh, Maestro! Posso finalmente contemplare quel volto geniale, che non conoscevo se non nei ritratti! Non si può sbagliare: avete nel cranio proprio il bernoccolo della musica; eccolo là”. “E che ve ne pare di quest’altro, signora?”, rispose Rossini battendosi il ventre. “Non potete negare che sia ancor più visibile e sviluppato. E infatti il mio vero bernoccolo è quello della gola”.

Tournedos-Rossini-à-ma-façon

Antonin Carême, lo chef più famoso del suo secolo, affermava che nessuno al mondo capiva la sua cucina meglio del Rossini. Da qui nacque una grande amicizia fra i due. Molti piatti furono dedicati a Rossini (consomme, maccheroni, insalata, filetto e cocktail) sia da Carême che dai vari chefs dei ristoranti alla moda, dove un tavolo era sempre riservato per il maestro ed i suoi amici. Quando Gioacchino entrava in un ristorante, era uso stringere la mano al maitre, salutare il sommelier, tutti i camerieri, ed infine, prima di sedersi al tavolo, omaggiare lo chef per vedere cosa preparava.

Il “tournedos alla Rossini” è certamente la ricetta più “comune” ed altisonante che ci ha lasciato questo maestro.

 

No comments