Una climax ascendente, destinazione l’infinito: un concerto di Pasqua dalle importanti attese.

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di Gabriele Cupaiolo

I Virtuosi Italiani, diretti da Pier Carlo Orizio, si apprestano a condividere un palco tutto festivo con il Coro Ensemble Vocale Continuum di Trento – bacchetta Luigi Azzolini , contestualmente al tradizionale concerto per la Pasqua: ad essere eseguito sarà uno dei massimi capolavori della storia della musica, il Requiem in re minore K626 di Wolfgang Amadeus Mozart.

Giovedì 6 aprile, a pochi giorni dalla festività cristiana, IVirtuosi Italiani proporranno al pubblico un percorso emblematicamente intitolato Dall’uomo a Dio— Un’ascesa verso l’infinito. 

Ad affiancare i suddetti saranno Giulia Semplicini – soprano, Daniela Pini – mezzosoprano, Blagoj Nakoski – tenore eGianfranco Montresor – basso. 

Sarà una tappa fondamentale della nostra stagione  queste le parole di Alberto Martini, Direttore Artistico e Primo Violino de I Virtuosi Italiani , un’occasione volta acondividere un momento particolare dell’anno. Presenteremo il Requiem in re minore nella versione di Franz Xaver Sussmayr, allievo di Mozart, il quale raccolse gli appunti del maestro e si fece carico dell’onere – e dell’onore  di dar conclusione a qualcosa di già grandioso da incompiuto.Quest’opera unisce momenti di grande drammaticità a tratti di impegnata ricerca emotiva, coinvolgendo il pubblico in unatmosfera ricca di pathos ed energia’.

La Messa da Requiem in Re minore K 626 è una composizione dal carattere del tutto precipuo per natura e qualità sonora del mosaico d’assieme, pur collocandosiperfettamente entro la tradizione della composizione sacra settecentesca: elementi di carattere contrappuntistico eoperistico si fondono in un equilibrio sempre levigato e maitriviale. Da notare la presenza di alcuni momenti d’ispirazione ad un altro Requiem, quello di Johann Michael Haydn, fratello minore del Franz Joseph, che fu eseguito nel 1771, quando Mozart era ancora quindicenne. 

Quando il nostro si accinse a dar vita al suo lavoro, eratrascorso più di un decennio dalla sua ultima messa, in gran parte per via dei provvedimenti anticlericali promossi dall’imperatore Giuseppe II. Nonostante ciò, gli sporadici esempi rimasti della musica sacra del periodo viennese mostrano come Mozart andasse recuperando, allo stesso tempo, un senso del sacro più esteriore e un magnetismopienamente mistico; elementi differenti, certo, ma entrambi non noti all’alta società dell’Europa galante e classica di quei tempi.

Negli ultimi anni della sua vita Mozart sentì il bisogno di approfondire una ricerca spirituale fino ad allora battuta poco assiduamente, col desiderio nuovo di innestare questo germe espressivo all’interno delle forze intellettuali della società, tentando un legame nuovo con l’altra sacralità del tempo – quella della ragione e del progresso sociale  che l’Illuminismo aveva individuato come nuovo punto di riferimento storico. Tale esigenza interiore si concretizzò, tra l’altro,nell’avvicinamento alla massoneria e, in misura ancora maggiore di prima, a quel senso del magico-esoterico già proposto in altri lavori. Dunque, la commissione del Requiem offrì a Mozart l’occasione di soddisfare la nuova pulsioneentro il recupero della tradizionale missa pro defunctis.

Affronto per la prima volta il Requiem di Mozart, che è stato uno dei brani più eseguiti ed amati da mio padre  spiega ilMaestro Pier Carlo Orizio. Forse è per questo che mi avvicino solo ora, quasi in punta di piedi, a questo capolavoro. Ma vi è un’altra ragione che non mi permette di affrontare queste pagine a cuor leggero. Penso al testo stesso. In pagine quali il Dies Irae o il Rex Tremendae, che la musica ci restituisce in tutta la loro drammaticità, sembra prevalere l’idea di un Dio giudice severo e inflessibile, molto lontano dalla definizione di Giovanni Deus caritas est. Mi consola però la conclusione, Lux Aeterna. Il Requiem si chiude nella speranza della luce e nella certezza di un Dio damore’.

Come detto in precedenza, il lavoro rimase incompiuto: questo a causa della morte dell’autore, avvenuta il 5 dicembre 1791 e perciò proprio nel bel mezzo dell’atto di composizione.

Il Requiem K. 626 – così si esprime Luigi Azzolini, Direttore del Coro Ensemble Vocale Continuum – rimane una delle pagine che ogni voce, sia solista che corale, vorrebbe poter cantare, che ogni direttore poter interpretare e dirigere, che ogni ascoltatore apprezzare in presenza. Il coro gioca uno dei ruoli più essenziali entro la costruzione del pezzo, caratterizzata da un’evoluzione tanto lineare e suggestiva, quanto severa ed esecutivamente impegnativa. Già solo la contrapposizione espressiva tra le due pagine forse più conosciute – talvolta inflazionate –, il Dies Irae ed il Lacrimosa, offrono una sintesi unica e straordinariadell’impegno profuso dalla mente creatrice di Mozart, divisa tra imponenti ed articolate sonorità e delicatissime ed intime espressività. 

Il Requiem verrà preceduto dallesecuzione del Libera me, Domine in re minore Hob. XXIIb:1 di Franz Joseph Haydn e dell’Ave Verum corpus in re maggiore k 618  mottetto di Mozart.

Il Libera me, Domine fu composto da F.J. Haydn per le esequie della principessa Maria Elisabetta, consorte del conte Esterhazy, membro della famiglia ungherese tanto cara al padre del classicismo viennese. Rappresenta un brano breve ma molto delicato ed intenso, il cui testo contempla una declamazione in versi secondo un’alternanza tra la forma salmodica solistica e la realizzazione in quattro parti corali.  Ad interpretare la parte vocale saranno i timbri del corno di bassetto e dei tromboni, vere e proprie anticipazioni della tavolozza cromatica tipica del Requiem mozartiano. 

Appuntamento al Teatro Ristori, giovedì 6 aprile 2023  ore 20.00.

 

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