I Vingt Regards sur l’Enfant Jésus di Olivier Messiaen: emblematica esegesi sonora di un Dio fatto uomo.

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di Smeralda Nunnari

«Più che in tutte le mie opere precedenti, ho cercato qui un linguaggio d’amore mistico, potente, tenero, talora brutale, in disposizioni multicolori». (Olivier Messiaen, Prefazione Vingt Regards)

 

I Vingt Regards sur l’Enfant Jésus (I Venti Sguardi su Gesù Bambino) composti nel 1944, secondo grande ciclo pianistico di Olivier Messiaen, rappresentano indubbiamente l’opera più significativa della produzione degli anni di guerra del compositore, pianista e organista francese. Un sontuoso affresco poetico sonoro che trova la sua genesi nella profondità della sua fede e saldi pilastri su sconfinati sentimenti dell’amore verso le verità eterne e la natura, tali da consentirgli di narrare l’eternità, il tempo, il Verbo che si fa uomo.

Il maestoso capolavoro viene eseguito, per la prima volta, alla Salle Gaveau di Parigi il 26 marzo 1945 da Yvonne Loriod, dedicataria dell’opera, che il compositore, rimasto vedovo, sposa in seconde nozze. In un susseguirsi di magniloquenti sonorità, colmi di significati mistici e teologici ruotano i Vingt Regards: Regard du Pére (Sguardo del Padre), Regard de l’étoile (Sguardo della stella), L’échange (Lo scambio), Regard de la Vierge (Sguardo della Vergine), Regard du Fils sur le Fils (Sguardo del Figlio sopra il Figlio), Par Lui tout a été fait (Per mezzo di Lui tutto è stato fatto), Regard de la Croix (Sguardo della Croce), Regard des hauteurs (Sguardo delle altitudini), Regard du Temps (Sguardo del Tempo), Regard de l’Esprit de joie (Sguardo dello Spirito della gioia), Première communion de la Vierge (Prima comunione della Vergine), La parole toute puissante (La parola che tutto può), Noél (Natale), Regard des Anges (Sguardo degli Angeli), Le baiser de l’Enfant – Jesus (Il bacio del Bambino Gesù), Regard des prophètes, des bergers et de Mages (Sguardo dei profeti, dei pastori e dei Magi), Regard du silence (Sguardo del silenzio), Regard de l’Onction terrible (Sguardo dell’Unzione terribile), Je dors, mais mon coeur veille (lo dormo, ma il mio cuore veglia), Regard de l’Eglise d’amour (Sguardo della Chiesa d’amore).

I venti pezzi, ricchi di immagini e incommensurabile poesia vengono descritti, nella prefazione generale all’opera, dall’autore con queste parole: «La contemplazione del Bambino Gesù nella culla, con gli sguardi che si posano su di Lui: dall’inesprimibile Sguardo di Dio Padre fino al molteplice Sguardo della Chiesa d’amore, passando attraverso l’inascoltato Sguardo dello Spirito della Gioia, il tenero Sguardo della Vergine, quindi degli Angeli, dei Magi e di quelle creature immateriali o simboliche (il Tempo, le Altitudini, il Silenzio, la Stella, la Croce).» E, proseguendo in una suggestiva illustrazione sinestesica, considera: «è un complesso di suoni destinati a perpetue variazioni, preesistenti in astratto come una serie, ma molto concrete e facilmente riconoscibili dal loro colore: un grigio-blu acciaio attraversato da rosso e arancione brillante, un viola color malva macchiato di marrone cuoio e circondato da viola intenso.»

L’opera, colma di significati simbolici, è legata musicalmente da tre temi ciclici: il primo è il «tema di Dio», il secondo, il «tema della Stella e della Croce», insieme perché l’una apre e l’altra chiude la vita terrena di Gesù, e il terzo, un «tema di accordi» circolante tra i cangianti brani, spesso frammentato o coagulato secondo un procedimento alchemico.

In numerosi brani della sapiente composizione è riscontrabile una costante dell’arte di Messiaen, ossia il canto degli uccelli, considerati dal compositore come i più grandi musicisti della terra. Suoni trascritti con geniale fantasia melodica e ritmica. Le fonti dello sfondo mistico teologico provengono da uno studio approfondito dei testi di San Tommaso, San Giovanni della Croce, Santa Teresa di Lisieux, i Vangeli, Missel, Dom Columba Marmion e Maurice Toesca.

L’opera spiccando nella densa produzione artistica del compositore francese, si è imposta come un modello di forma d’arte assoluta, che fino ai nostri giorni mantiene vivo il suo messaggio di perenne attualità e spiritualità. Tale composizione continua a suscitare stupore immergendo l’ascoltatore in un mistero fatto di bellezza e di salvezza, nonostante le famose parole di Messiaen: «Il dramma della mia vita consiste nell’aver scritto musica religiosa per un pubblico che non ha fede».

 

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