Il violino (moderno) più prezioso al mondo. Intervista a Edgar Russ.

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di Maria Musti

Tutti gli occhi sono per lui: uno splendido strumento decorato, che troneggia su un piedistallo immerso nei vivaci padiglioni di Cremona Musica Exhibitions and Festival 2023. Si tratta dell’Osmium violin, il più prezioso strumento moderno esistente, creazione del liutaio 57enne Edgar Russ: austriaco di nascita, ma cremonese d’adozione, a soli 17 anni si trasferì nella città lombarda per frequentare la Scuola Internazionale di Liuteria “Antonio Stradivari”. Lo abbiamo incontrato al suo stand durante la kermesse, per farci raccontare la nascita e la realizzazione di quest’opera unica nel suo genere.

 

 

Com’è nata in lei la passione per la liuteria?

Non ci sono liutai, in famiglia. Sono il più piccolo di cinque fratelli e, come da tradizione in Austria, siamo stati tutti mandati a scuola di musica per imparare a suonare uno strumento. Io avrei voluto studiare la chitarra elettrica, il sax, la batteria, qualcosa che facesse “rumore”, insomma… e invece mi affibbiarono il flauto dolce! Ero anche piuttosto bravo, tutti in famiglia erano fieri di me.

 

Tranne il piccolo Edgar.

Esatto. Suonare però mi piaceva, prendevo le chitarre delle mie sorelle e provavo a tirarne fuori qualcosa. Probabilmente il mio amore per la costruzione degli strumenti è nato da lì. Ricordo un concerto durante il quale distrussero un violino, al termine del quale andai a chiedere di darmi quel povero strumento, per aggiustarlo. Così sono man mano approdato alla liuteria. Lavorare col legno mi è sempre piaciuto, è un materiale che amo: se sto lontano dal mio banco di lavoro per più di due giorni già ne sento la mancanza.

 

Ci racconti la genesi dell’Osmium violin.

Charlie Großschädl, mio compagno di liceo, sapeva che nel 2012 avevo costruito il violino del Sultano dell’Oman, Bin Said Quaboos, all’epoca lo strumento moderno più costoso e prezioso esistente. Il suo amico Kurt Assam, titolare dell’azienda Osmium Art, gli parlò dell’idea di realizzare uno strumento ornato con questo metallo raro, che costa più di mille euro al grammo. Charlie gli fece il mio nome, ci incontrammo e cominciai così a lavorare al rendering. Il decoro iniziale lo abbiamo ideato io e mia madre, riprendendolo da un contrabbasso che avevo esposto a una triennale. I disegni tecnici sono opera di mio nipote: sono serviti per tagliare i 541 pezzi di osmio necessari. Ognuno di essi mi è arrivato inserito in una bustina, con il proprio codice, e doveva essere immediatamente identificabile, all’interno della decorazione… tutto è diventato molto più complicato del previsto!

 

Questo strumento non utilizza quindi un modello preesistente.

No, non sarebbe stato possibile prenderne uno di Stradivari, ad esempio, e decorarlo. Ho realizzato un prototipo per testare il suono del violino con la forma che avevo scelto, un po’ particolare, con delle C molto lunghe, diverse da quelle che realizziamo di solito. Ho ovviato alla fragilità del legno utilizzando un sottilissimo strato in fibra di carbonio ricoperto da un giro di fasce supplementare, sottile, quasi impalpabile. Questa soluzione si è rivelata vincente.

 

Gli ha dato un nome?

Sì. Unendo ER, che sta per Edgar Russ, e OS, osmio, il modello si chiama Eros.

 

Quanto tempo è stato necessario per realizzare l’Osmium violin?       

Trentadue mesi. Il progetto risale al luglio 2020, la presentazione ha avuto luogo a marzo 2023 a Vienna: la virtuosa russa Elena Denisova, austriaca d’adozione, lo ha suonato per eseguire la Ciaccona in Re minore di J. S. Bach.

 

Come si lavora l’osmio cristallino?

È un materiale ancora più duro del diamante: si può piegare, ma una sola volta e in una sola direzione, altrimenti si spacca. Ho lasciato ogni pezzo così come mi è arrivato, incastonandolo in una cornice d’oro, e ho poi posizionato il tutto sul legno.

 

Quanto incide l’uso di questo materiale nella sonorità dello strumento?

Il rischio, in un lavoro del genere, con decori fatti di migliaia di pezzi preziosi, è che il tutto incida un po’ sul suono. Me lo aspettavo molto più “piccolo”, perché lo strumento pesa quasi quanto una viola (quasi 200 g più di un violino standard); e invece sin dalla prima nota sono rimasto sorpreso. Decorare le fasce con le pietre e l’osmio è stato molto difficile: l’estetica ha la sua importanza, ma ciò che conta è che alla fine il violino possa suonare. Nessun pezzetto deve procurare vibrazioni…e i pezzi sono moltissimi! Per la precisione 541 frammenti di osmio e 298 pietre preziose – diamanti, zaffiri, rubini e tsavorite – anch’esse montate in oro. Sono molto soddisfatto del risultato che ho ottenuto, e curioso di sentire cosa ne pensano i miei colleghi.

 

Quindi è sia un bellissimo violino-gioiello, sia uno strumento da concerto.

Proprio così. Vorrei presentarlo nella casa di Stradivari, da poco restaurata, che diverrà un centro culturale in cui giovani liutai potranno frequentare un corso di 18 mesi. Sarebbe bello portarlo in questa cornice storica, discuterne, spiegare il suo processo di creazione. Ne ho già parlato con Fabrizio von Arx [violinista italo-svizzero di origini napoletane, possessore dello Stradivari “The Angel” del 1720 e creatore della Fondazione Casa Stradivari, ndr].

 

Che tipi di legno ha utilizzato?

Abete rosso della Val di Fiemme, acero della Bosnia, ebano del Madagascar, bosso: i legni più classici, nonché i materiali secondo me più adatti per questo tipo di strumento.

 

Come si vive da liutaio nella capitale mondiale della liuteria?

All’inizio non è stato facile. Provenivo da una famiglia numerosa e mi sono ritrovato improvvisamente da solo, per di più senza conoscere l’italiano. I primi anni sono stati duri, ma la scuola di liuteria è un contesto positivo e stimolante, in cui conosci persone che arrivano da tutto il mondo e con i tuoi stessi interessi. Pensavo che me ne sarei andato una volta terminati gli studi, invece sono rimasto e ne sono felice. Ora sono sposato, ho due figlie, e la professione mi ha premiato per la mia perseveranza. Il bello di Cremona è che ci sono 180 liutai, e che ognuno fa questo mestiere a modo suo: c’è spazio per tutti!

 

Espone tutti gli anni a Cremona Musica?

Per 20-25 anni sono stato presente a tutte le edizioni: partecipare alla fiera era molto importante per la mia crescita. Poi ho ingrandito la bottega che avevo nel centro della città e ho deciso di cambiare strategia, approfittando del fatto che, spesso, chi viene per la kermesse poi va anche a visitare i laboratori di liuteria. In tanti abbiamo deciso di tenere aperto durante il weekend di svolgimento della fiera. Se potessi clonarmi parteciperei sempre [ride]. Quest’anno ho il mio stand dove espongo, oltre all’Osmium violin, tre strumenti: uno è opera mia, gli altri dei miei soci, Mina Mazzolari e Marco Dotti.

 

Ha scelto di esporre l’Osmium violin senza proteggerlo con una teca.

Ho optato per un piedistallo: lo strumento è più visibile e lo si può osservare stando a un metro di distanza, senza superare il cordone di sicurezza.

 

Non è il primo violino decorato a cui si dedica. A cosa deve questa predilezione?

Personalmente, amo molto gli strumenti decorati. Qualcuno li trova un po’ kitsch, ma a me è sempre piaciuto pensare a chi li commissionò, a chi attraverso questa scelta ha trovato un modo per rendersi immortale. Ho realizzato il primo quando ancora frequentavo la scuola di liuteria, poi sono venuti quello per il Sultano dell’Oman, la copia dello Stradivari Hellier [considerato il miglior violino intarsiato mai realizzato dal famoso liutaio, ndr], un violino fatto con un legno di 48mila anni, un progetto per beneficenza, richiestomi da un imprenditore di Monza in memoria della figlia, scomparsa prematuramente.

 

Dopo Cremona Musica dove verrà conservato?

Girerà il mondo. Da poco rientrato dal Wyoming, ripartirà per l’Austria, la Germania, la Corea…

 

Un’agenda fitta, degna di un grande musicista.

Sì, la organizza la Osmium Arts. Io controllo sempre lo strumento prima che parta, e a volte partecipo alle cerimonie di apertura.

 

Sarebbe possibile, per un violinista famoso, utilizzarlo in concerto?

Volentieri, ne sarei più che felice! Qui a Cremona lo ha suonato Lena Yokohama, giapponese ma residente nella città lombarda ormai dal 2006.

Torniamo all’osmio. Come ha avuto un materiale così prezioso?

Me lo ha fornito l’Osmium Institut tedesco, che ha elaborato la tecnica per trasformare il metallo grezzo (che si presenta in forma di polvere, è relativamente poco costoso ma altamente nocivo) in osmio cristallino: viene riscaldato e messo sotto pressione.

 

Qual è il prezzo di vendita di questo violino?

Tre milioni e mezzo di euro. In base ai contratti stipulati tra me e le varie aziende, abbiamo cinque anni per venderlo: dopodiché diventerà proprietà dell’Osmium Institut tedesco, che pagherà il mio lavoro da liutaio e le spese sostenute per l’acquisto delle pietre preziose. Ma non ho fretta: lo strumento mi ha già donato un importante ritorno di immagine. Sono stato fortunato ad avere avuto la possibilità e il sostegno necessario a realizzare questo lavoro: economicamente con le mie sole forze non avrei mai potuto farlo, nemmeno se avessi venduto tutto quello che possiedo!

 

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