La mente creativa di Cremona Musica. Intervista a Massimo De Bellis.

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di Stefano Teani

Consulente IT, esperto di project development, project management, programmazione e website, per sei anni docente al Politecnico di Milano, Massimo De Bellis è dal 2018 general manager di CremonaFiere, dopo 22 anni spesi a lavorare per la manifestazione lombarda in qualità di marketing and sales department manager. Appassionato di musica, il suo sguardo trasversale gli ha consentito di dare un taglio diverso e unico alla gestione Cremona Musica International Exhibitions and Festival.

 

 Bentrovato dottor De Bellis. Quali saranno le novità dell’edizione 2023 di Cremona Musica?

Posso già dirle che sarà ricchissima di eventi dedicati alla musica in generale, ma anche espressamente rivolti alla liuteria, al pianoforte, alle chitarre, agli strumenti a fiato e alle fisarmoniche. L’anno scorso abbiamo proposto più di 180 eventi, e anche in questa edizione ci saranno performance, lecture e presentazioni che animeranno la fiera, e con essa il territorio. Ecco, questo è un aspetto che classificherei come novità, anche se lo abbiamo sperimentato a partire dal 2020 (con l’edizione limitata dal Covid) e poi dal 2022 in maniera più consistente: l’effetto del “fuori salone”, ovvero l’estendere all’intera città ciò che avviene all’interno dei padiglioni. Da questo punto di vista il coinvolgimento esterno è sempre più rilevante, permettendo al visitatore di vivere davvero il territorio.

 

Qual è secondo lei l’ingrediente segreto capace di attrarre e unire così tante persone nel segno della musica, dai professionisti agli amatori?

Da una parte proprio questo legame col territorio, dall’altra il fatto che all’interno della fiera ci sia una grande varietà di eventi e proposte. I nostri visitatori sono soprattutto operatori del settore musicale, ma anche appassionati o semplicemente persone predisposte ad apprezzare l’eccellenza che viene qui esposta. La manifestazione è senza dubbio (e qui riporto quanto detto da altri) «un’esperienza fantastica», con strumenti eccezionali, artisti di altissimo profilo, i massimi esperti e operatori mondiali dei vari ambiti del settore e altro ancora; se tutto questo lo si unisce a una città che – oltre a essere splendida e con una buona cucina – ha anche una tradizione musicale eccezionale, la magia è fatta. In quei giorni Cremona si veste di musica e ognuno può decidere se viverla nelle piazze, in una sala da concerto (come lo splendido Auditorium Giovanni Arvedi del Museo del Violino), al Teatro Ponchielli o nei saloni fieristici. Si può anche optare per altre iniziative culturali non strettamente legate alla musica, sebbene tutto alla fine riporti lì: se, per esempio, si ammira la Cattedrale, si scopre che in buona parte dei dipinti sono presenti strumenti musicali.

 

Questo legame stretto con il territorio è davvero importante. Ciò che spesso penalizza molti festival e programmi culturali, infatti, è proprio l’essere percepiti come alieni provenienti da qualche luogo remoto e atterrati lì per caso.

Devo ammettere che neppure noi siamo stati immuni da questo rischio, all’inizio. Il territorio ha preso consapevolezza nel tempo, grazie a una serie di circostanze che hanno aiutato tutti a maturare, rendendoci consapevoli del fatto che questa fosse una partita da giocare insieme. Non dimentichiamo che nella nostra compagine sociale ci sono anche rappresentanti del territorio: formalmente siamo una S.p.A. a maggioranza privata, ma il 35% dei soci viene da Camera di commercio, Comune e Provincia. Questo però non basta, perché generalmente le fiere hanno una componente di sovvenzione pubblica ben superiore alla nostra, quindi non è sostenibile pensare di sviluppare un progetto “alieno”, che non si integri con l’ambiente circostante. C’è stato un grande lavoro in questi anni e lo dimostra il periodo pandemico in cui – tengo a sottolinearlo – noi non ci siamo fermati: ci siamo interrogati su cosa avremmo potuto realizzare e abbiamo trovato piena disponibilità e collaborazione da parte degli enti locali, mettendo in piedi importanti eventi, nel rispetto delle norme vigenti, all’interno della città. Ne è scaturita una versione inevitabilmente ridotta ma di altissimo livello culturale.

 

A proposito dell’evoluzione di questa fiera, siamo passati da una “semplice” mostra di liuteria a una grandissima manifestazione che coinvolge quasi tutti gli strumenti, con performance a ogni ora, tavole rotonde, presentazioni e mostre. Com’è avvenuta questa trasformazione?

L’evoluzione è iniziata nel 2000: la vecchia gestione organizzava un evento di sola liuteria, poi siamo subentrati noi e, in accordo con le istituzioni, abbiamo cominciato a lavorare in direzione di una fiera vera e propria. Certo, la nostra tradizione è prevalentemente legata agli strumenti ad arco, tuttavia – anche se pochi lo ricordano – Cremona può vantare anche una storia molto rilevante di compositori. Questo nuovo corso, nel tempo, ha suscitato interessi trasversali da parte di studenti, Conservatori e operatori del mercato, aprendo a nuovi potenziali target. Quindi, se la città viene unanimemente riconosciuta come capitale della musica, va da sé che non ci si può limitare alla sola liuteria, fermo restando che essa rappresenta la nostra tradizione e il nostro core business. Era giusto esplorare anche nuovi orizzonti.

 

Trovo molto interessante che la gestione di una fiera prettamente musicale sia affidata a chi, da non musicista, riesce a guardare il tutto da una prospettiva più ampia. Ci racconta un po’ di lei, della sua formazione e del suo rapporto con la musica?

Forse è meglio di no, data la mia ignoranza in materia! Mi sono formato in un ambito completamente diverso, quello dell’informatica e dell’automazione. Infatti nel 1996, quando ho cominciato a lavorare per le manifestazioni fieristiche di Cremona, l’ho fatto in veste di informatico e vi assicuro che non esiste alcuna scuola che insegni a gestire questo tipo di realtà. Chiaramente ho più familiarità con la tecnologia e le sue applicazioni, però con il tempo ho maturato anche la consapevolezza che la fiera ha un importante ruolo sociale e culturale di avvicinamento alla musica. Da questo punto di vista aiuta, come ha detto lei, non essere un addetto ai lavori, perché rendendomi conto del mio gap musicale riesco a intravedere meglio quali attività possano suscitare l’interesse di una persona che non sa tenere in mano uno strumento.

 

Da questa continua ricerca nascono anche molte collaborazioni.

Certamente, per esempio l’aspetto formativo è per noi fondamentale: tuttavia non abbiamo le competenze per formare, quindi abbiamo deciso di stipulare un accordo con il Politecnico di Milano per coinvolgere il dipartimento di Design nelle nostre due manifestazioni principali, ovvero Cremona Musica e le Fiere Zootecniche Internazionali. Questo per me è un aspetto singolare, perché tratto di musica, energie rinnovabili da fonte agricola, genetica delle vacche…

 

Complimenti, non è scontato passare da un ambito all’altro con questa facilità!

Ovviamente io non ho competenze in nessuno di questi campi! Però forse proprio grazie alla mia formazione riesco a gestire le diverse necessità. D’altra parte è questo il compito dell’informatico: cercare di rappresentare un dato modello e risolvere le questioni che esso gli propone, si tratti di chimica, ingegneria o di qualsiasi altro ambito.

 

Un’ultima nota prima di salutarci: è significativamente cresciuto anche l’interesse da parte di un pubblico giovane.

Sì, era uno degli obiettivi che ci eravamo prefissati e siamo contenti dei risultati che stiamo ottenendo. Riteniamo che, se si vuole fare cultura musicale, si debba inevitabilmente coinvolgere i giovani. Oltre a essere un obiettivo fieristico, è stato anche il frutto di una collaborazione con realtà esterne, come Governo e Regione. Ad ogni modo, ciò che conta è che abbiamo effettivamente cominciato a creare aggregazione giovanile intorno alla kermesse e che continueremo ad andare in questa direzione. Vi aspettiamo sempre più numerosi a Cremona Musica!

 

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