Nicola Piovani sublima il potere della Giustizia nella cantata di straordinaria potenza espressiva ed evocativa “Il sangue e la parola”.

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di Smeralda Nunnari

«Colui il quale canta al dio un canto di speranza, vedrà compiersi il suo voto.» (Eschilo, citato in Gabriele d’Annunzio ne “Il fuoco”)

Il geniale maestro Nicola Piovani, nel suo magniloquente concerto del 22 luglio, in piazza del Quirinale, tra i due palazzi della Consulta e del Quirinale, la fontana dei Dioscuri e l’obelisco, ricchi di significati storici e mitologici, ha eseguito in prima assoluta la sua Cantata per voce recitante, soli, Coro e Orchestra: “Il sangue e la parola”, con il sottotitolo: «Non la spada ma la parola illumini la via», sintesi di principi etici, giuridici e religiosi della società di ogni tempo.

È un evento straordinario, che sia stata la Corte Costituzionale a emanare un comunicato stampa artistico sulla cantata e promuovere un concerto in collaborazione con la Rai e il teatro dell’Opera di Roma, alla presenza del Presidente della Repubblica, del Presidente della Corte Costituzionale e delle più alte cariche dello stato e di numerosi esponenti della società civile. Così, Piovani sul podio ha diretto magistralmente l’Orchestra e il Coro del teatro dell’Opera di Roma, i due soprano Maria Agresta e Maria Rita Combattelli e la voce recitante di Andrea Pennacchi.

L’idea della composizione nasce nella mente dell’artista romano, da una recente rilettura della “Orestea”, una trilogia formata dalle tragedie Agamennone, Coefore, Le Eumenidi, composta da Eschilo, ritenuto da Aristotele il fondatore della tragedia greca. Le tre tragedie rappresentano un’unica storia suddivisa in tre episodi e nel 458 a.C. sanciscono al drammaturgo greco la vittoria alle Grandi Dionisie. Un ciclo poetico che gli permette di raggiungere la perfezione della sua arte, con la narrazione delle passioni, del misterioso e ambiguo groviglio di sentimenti che dominano sulle vicende funeste della famiglia degli Atridi. Una sconvolgente storia di sangue e vendetta per la famiglia reale di Argo, in un unico e indissolubile insieme, dove Agamennone, l’eroe che torna dalla guerra di Troia, nel primo episodio, viene ucciso dal cugino Egisto, complice e amante della moglie Clitennestra, che vendica il sacrificio della figlia Ifigenia, compiuto dallo stesso Agamennone al fine di placare l’ostilità di Artemide e partire per Troia con venti favorevoli. Nel secondo, ossia nelle Coefore, Oreste, figlio di Agamennone, tornato dieci anni dopo l’omicidio del padre dall’esilio, su ordine del dio Apollo si vendica uccidendo Egisto e la propria madre Clitennestra. Il terzo episodio, ovvero Le Eumenidi, prende il nome dalle Erinni, dee della vendetta, che diventano, infine, Eumenidi, cioè benevole, segnando il passaggio dalla vendetta alla giustizia, che argomenta ricercando la verità ed attua lo Stato di diritto. E narra la persecuzione delle Erinni, nei confronti del matricida, che culmina nella celebrazione di un processo, presso il tribunale dell’Areopago. Tale giudizio, che vede le Erinni come accusatrici, Apollo come difensore e Atena a presiedere la giuria, si conclude con l’assoluzione di Oreste, grazie al voto favorevole di Atena, poiché i voti degli uomini risultano pari. L’atto finale diviene, quindi, arbitro della charis, non spetta agli uomini decidere il mistero della responsabilità umana.

Piovani racconta: «Una decina di anni fa rilessi l’Orestea […] Al tempo di quella lettura mi accorsi anche, con molta sorpresa, dell’assonanza profonda dei versi di Eschilo che risalivano al 458 a.C. con i testi delle madri e dei padri costituenti del 1946/47. Mi emozionai molto e mi venne allora il desiderio di mettere quell’emozione in una partitura, di farne una Cantata per voci e orchestra sinfonica. Proposi l’idea a un Teatro lirico ma il sovrintendente, che si era detto molto interessato, di lì a poco si dimise e di questa Cantata non si parlò più fino al giorno in cui vennero a conoscenza della mia idea Giancarlo Coraggio, presidente della Corte costituzionale e Giuliano Amato, allora vicepresidente e oggi presidente. Tutti e due si entusiasmarono al progetto e, grazie a loro, eccoci qua.»

Rievocando le Eumenidi che narrano del primo processo voluto da Atena, dea della Sapienza, l’autore con la sua cantata torna alle radici, alle origini della nostra civiltà, alla tradizione mitica dell’Antica Grecia e celebra in musica il trionfo del lógos, della parola, del dialogo, sull’oscura irrazionalità. Fino a citare e fondere, tra i versi di Eschilo, gli articoli della nostra Costituzione.

Nella cantata ad un Breve Preludio strumentale seguono il Canto delle Erinni, il Canto di Atena, il Canto di Atena con la civetta, il Coro dell’Areopago, il Notturno e il Coro della pace.

La composizione ripercorre, attraverso la sua musica e il testo liberamente tratto da Le Eumenidi di Eschilo, il sentiero degli dei acquistando un prestabilito valore simbolico. Quasi a voler consacrare una Dike che mai possa cedere il posto alla violenza, alla vendetta, davanti all’imperversare tempestoso della guerra, della pandemia e delle rispettive congiunture negative, che mettono a repentaglio la nostra società e il diritto su cui si fonda.

Il concerto donatoci da Piovani, iniziato sulle note dell’Inno nazionale, si è concluso, dopo la Cantata Il Sangue e la parola, nella seconda parte, con le esecuzioni delle sue, già, note Suite sinfoniche: La notte di San Lorenzo e La vita è bella, colonne sonore dei rispettivi film dei Fratelli Taviani (1982) e di Roberto Benigni (1997). Con la seconda, il Maestro Piovani, ottiene l’Oscar nel 1999, per la migliore colonna sonora.

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