A 200 anni dalla nascita di César Franck, un disco che mette in luce la sua celebre sonata. Intervista agli interpreti.

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di Salvatore Sclafani

Nel disco Franck – Rachmaninov: Sonates pour violoncelle et piano, pubblicato nel dicembre 2021 dalla casa discografica Azur Classical, la pianista belga Eliane Reyes e il violoncellista bielorusso Aleksandr Khramouchin, coppia non soltanto artistica, ma anche nella vita, propongono due capisaldi del repertorio cameristico per violoncello e pianoforte, scritti a 15 anni di distanza l’uno dall’altro: la Sonata per violoncello e pianoforte, op. 19, in sol minore (1901) di Sergej Rachmaninov (1873-1943) e la Sonata in la maggiore (1886) di César Franck (1822-1890).
Il disco si conclude con due piccole gemme: Mélancolie di Franck e Vocalise di Rachmaninov.
La presenza di Franck in questo progetto discografico rappresenta una coincidenza importante, visto che proprio nel 2022 si celebrano i duecento anni dalla nascita del compositore. TGmusic.it ha voluto intervistare gli interpreti e ripercorrere con loro le tappe che hanno portato alla realizzazione del disco.

 

Come nasce l’idea di questo disco?

Aleksandr Khramouchin:

Questo progetto costituisce il frutto di una vera “gestazione”. Anzi, credo che il nostro disco sia stato un prodotto del destino. Desideravo da tempo incidere in duo con Eliane: in particolare, lavorando alla Sonata di César Franck.
Ho conosciuto Eliane nel 2010, quando formammo, insieme al violinista Leonid Kerbel, il trio “Sonetto”. Anche se siamo rimasti in contatto per diversi anni, abbiamo potuto rincontrarci soltanto molto tempo dopo, alla fine del 2020.  Ne siamo stati particolarmente contenti e dal punto di vista artistico abbiamo trovato bello che il nostro nuovo incontro coincidesse proprio con i 200 anni dalla nascita di Franck.
Inoltre, mi piace rilevare come il nostro disco presenti delle importanti connessioni con le nostre vicende personali: la Sonata di César Franck è stata dedicata dal compositore ad Eugène Ysaÿe, come regalo di nozze. E la nostra storia, non solo professionale ma anche sentimentale, è nata proprio durante le prove di questo capolavoro.
Ho quasi avuto un sesto senso nel voler realizzare questo disco con Eliane: fino a prima delle prove, infatti, il nostro era un rapporto essenzialmente professionale.

Eliane Reyes:

E ci sono anche altre piccole coincidenze che ci hanno fatto sorridere! Per esempio, la data della prima esecuzione della Sonata di Rachmaninov, il 15 dicembre 1901 a Mosca: in quell’occasione, il grande compositore russo condivideva il concerto proprio con Ysaÿe, dedicatario della Sonata di Franck. Alla base del progetto, inoltre, c’è stata la volontà di rendere omaggio alle nostre origini belghe e russe, consacrando il disco a queste due importanti personalità musicali dei nostri rispettivi Paesi. Volevamo un lavoro che ci somigliasse.

 

 

La vita di César Franck si situa a metà fra i compositori francesi Gabriel Fauré (1845-1924), Claude Debussy (1862-1918), Camille Saint-Saëns (1835-1921) e il tedesco Richard Wagner (1813-1883). Quali elementi stilistici condivide con essi?

E.R.:

Le origini belghe di Franck costituiscono davvero un incontro fra le culture tedesca e francese.

Anche se il compositore nacque a Liegi, città a 20 chilometri dal confine tedesco con Aquisgrana, la sua vita professionale e didattica si svolse essenzialmente in Francia. Ecco perché il suo linguaggio compositivo maturo presenta degli elementi stilistici in comune con le raffinate estetiche post-romantiche in voga in Francia, mentre la prima fase della sua vita, in Belgio, è stata marcata dall’impronta culturale germanica. Penso, ad esempio, al suo primo Trio, opera inedita, tuttora in versione manoscritta: alcuni motivi ed elementi stilistici impiegati fanno allusione al folclore musicale teutonico e  il linguaggio del compositore sembra quasi irriconoscibile!

 

 

Franck è stato un grande organista. Nella Sonata, è possibile reperire delle influenze legate al suo strumento di predilezione?

E.R.:

Effettivamente, la parte pianistica è estremamente evocativa in tal senso, visto l’utilizzo frequente di tre righi sovrapposti, quasi a voler integrare la pedaliera dell’organo nella scrittura per pianoforte, e di intervalli molto ampi, spesso molto difficili da coprire con una mano sola. Nella Sonata, il pianista ha l’arduo compito di agire su una larga estensione della tastiera. E in generale, la sua produzione pianistica presenta elementi simili: penso al Preludio, corale e fuga o alle Variazioni sinfoniche.

 

La scrittura risulta altrettanto ardua nella parte violoncellistica o vi si ritrovano facilmente anche elementi idiomatici specifici dello strumento?

 

A.K.:

Si dice che questa Sonata sia stata originariamente concepita per violoncello; tuttavia, sembra che Franck abbia poi deciso di consacrarla al violino, subito dopo aver ricevuto la notizia del matrimonio di Ysaÿe. Ritengo, inoltre, che la stessa parte di violino presenti delle impronte violoncellistiche importanti: ad esempio, in certi passaggi in cui il violino non riesce, per le sue caratteristiche strutturali, ad andare verso i registri più gravi ed è obbligato a continuare la melodia un’ottava sopra. Al contrario, tali profondità sonore sono facilmente raggiunte dal violoncello e il discorso sembra ancora più naturale, come se fosse stato davvero pensato per le possibilità di questo strumento.

In ogni caso, la versione per violoncello, realizzata simultaneamente a quella per violino dal violoncellista Jules Delsart, costituisce l’unica trascrizione dell’opera approvata dal compositore stesso.

 

 

Quali elementi salienti contraddistinguono la Sonata di Franck  e la Sonata di Rachmaninov, entrambe presenti nel disco?

E.R.:

Credo che la Sonata di Rachmaninov abbia un carattere doloroso e nostalgico, nel senso etimologico del termine. Quella di Franck, invece, appare complessivamente più luminosa, nonostante i numerosi momenti drammatici.

Allo stesso tempo, dal punto di vista pianistico, è possibile identificare degli elementi simili a livello di costruzione formale: ad esempio, entrambi i secondi e terzi movimenti sono estremamente virtuosi.

 

 

Il vostro disco contiene anche due trascrizioni, a partire dalla versione originale per voce, di due brevi composizioni: Vocalise di Rachmaninov e Mélancolie di Franck. Quali opportunità offrono tali adattamenti per strumento?

A.K.:

Mi viene in mente un aneddoto significativo a proposito del Vocalise, nell’esecuzione della versione per violino da parte del grande interprete Berl Senofsky, vincitore del Concours Reine Elisabeth nel 1955. Durante i suoi studi giovanili negli Stati Uniti con Ivan Galamian, il violinista ebbe l’occasione di essere fortuitamente ascoltato da Rachmaninov, che entrò nella stanza in cui Senofsky stava avendo lezione per accompagnarlo direttamente al pianoforte. Preso da commozione alla fine dell’esecuzione, Rachmaninov definì il Vocalise il suo brano prediletto.

E.R.:

La particolarità del Vocalise consiste nell’essere cantato su una sola vocale e l’assenza di testo lo rende un brano molto affine alla prassi strumentale. Lo stesso vale per Mélancolie, composto per essere eseguito come un esercizio di solfeggio.

Si tratta, dunque, di due opere naturalmente adattabili all’esecuzione, in duo, del pianoforte e del violoncello, proprio perché, sin dalla loro versione originaria, la musica non sostiene una parola cantata.

Così come nella Sonata di Rachmaninov, anche in Vocalise e Mélancolie percepisco un carattere estremamente nostalgico.

 

 

Quali emozioni avete vissuto durante l’incisione del disco?

E.R.:

Sicuramente, le mie origini mi rendono molto vicina a César Franck.

Sono nata a Verviers, a pochi chilometri da Liegi, città natale del compositore. La Sonata di Franck è una vera e propria “hit” nella regione e inciderla tocca delle corde molto intime della mia identità.

A.K.:

E c’è anche una storia particolare, dietro…

E.R:

È vero. Nella zona, si racconta che quest’opera, scritta per il matrimonio di Ysaÿe, rappresenti le quattro tappe di avvicinamento al matrimonio: l’incontro, i contrasti, la disillusione e la riconciliazione. Si tratta sicuramente di una tradizione orale, non l’ho mai ritrovata nei libri ma la trovo molto suggestiva.

A.K.:

È una grande pagina di musica, di respiro universale e riesce, tuttora, a essere di grande ispirazione per gli interpreti.

 

Per ascoltare la produzione discografica: QUI

Foto © Sylvia Huang.

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