Il vecchio castello: una composizione dalla potenza emotiva nella sapiente architettura de I Quadri di un’esposizione di Modest Petrovič Musorgskij.

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di Smeralda Nunnari

«La mia musica deve essere una riproduzione artistica del linguaggio umano in tutte le sue sfumature più fini. Cioè, i suoni della parola umana, poiché le manifestazioni esterne del pensiero e del sentimento devono, senza esagerazione o violenza, diventare musica vera e precisa.» (M. P. Musorgskij)

 

L’impeto creativo dei Quadri di un’esposizione, messi in partitura nel 1874, è dato a Modest Petrovič Musorgskij da una mostra di pitture, disegni e schizzi, in memoria dell’amico architetto e pittore Viktor Alexandrović Hartmann, scomparso l’anno precedente. Un’esperienza forte per il compositore, alla quale partecipa in prima persona nell’aspetto organizzativo, insieme all’intera cerchia di amici. Ognuno contribuisce nell’esposizione, con tutti i lavori reperiti, compresi quelli posseduti da Mussorgskij.

La sua ineguagliabile sensibilità, il ricordo struggente dell’amico scomparso lo conducono ad apprezzare, valorizzare intensamente le opere esposte e farne di quell’occasione un momento indimenticabile. Il compositore ha condiviso con Hartmann gli stessi sentimenti nazionalistici e gli stessi ideali estetici, insieme ad un sincero affetto, partecipazione e comprensione verso il grande e misterioso popolo russo, nonostante la natura e l’educazione aristocratica di entrambi. «Voglio non solo conoscere il popolo russo, ma del tutto affratellarmi ad esso», scrive il cadetto e proprietario terriero Mussorgskij che, a tale affermazione resta fedele anche dopo aver perso ogni ricchezza familiare, con la liberazione nel 1861 dei servi della gleba. Entrambi legati dal comune mentore, Vladimir Vassil’ević Stasov, dedicatario della sequenza pianistica.

Con straordinaria sapienza compositiva e genialità architettonica, dieci pezzi della mostra danno il titolo ad altrettanti quadri pianistici, introdotti e raccordati da una Promenade o Passeggiata, che nelle sue variazioni illustra le impressioni e i sentimenti suscitati dalle opere nell’osservatore. Una dolce Promenade, con l’indicazione di Moderato commodo e con delicatezza, anticipa l’Andante molto cantabile e con dolore del Vecchio Castello, secondo quadro, dopo lo Gnomus. Si tratta dell’unico brano nell’intera Suite ad avere il titolo originale in italiano, poiché il quadro di Hartmann rappresenta uno schizzo realizzato durante i suoi viaggi in Europa occidentale, dove un solitario trovatore viene raffigurato, sotto le mura, intento a intonare la propria canzone, accompagnandosi con uno strumento a corde pizzicate. Una malinconica melodia medievaleggiante, che narra con sentimento di amori passati.

Nel capolavoro di Mussorgskij, in sol diesis minore, il menestrello, trasportato geograficamente, diventa un suo antenato perdendo il colore medievale italianeggiante, per acquistarne quello russo. Una voce atavica comune, che lo affratella al popolo russo consentendogli di riscoprire la propria fratellanza con la Russia intera. Un popolo che si associa a lui nell’espressione dolente della musica, tra toni trasognati ed elementi espressivi di russicità.

Stasov, in un Saggio biografico, dedicato al nostro compositore, racconta: Una volta, [nel 1865, Mussorgskij] era in piedi accanto alla finestra, e fu colpito da un clamore che saliva dal basso. Uno sfortunato idiota del villaggio stava dichiarando il suo amore a una giovane contadina che lo aveva attratto; la stava implorando, benché al tempo stesso si vergognasse della sua sgradevolezza e della sua infelice condizione; capiva che nulla al mondo esisteva per lui, meno di tutto la felicità dell’amore. Mussorgskij ne fu profondamente colpito; quel tipo e quella scena si fissarono nella sua mente. All’improvviso gli apparvero forme e suoni originali per personificare le immagini che lo avevano così scosso.

Il menestrello innamorato schizzato da Hartmann assume, quindi, le fattezze e i lineamenti propri dello jurodivij, l’innocente e l’idiota, con tutte le implicazioni storiche, letterarie, filosofiche ed emotive. Figura di grande importanza nella cultura letteraria russa. In Dosto’evskij, essa viene sovrapposta al Cristo, ed il protagonista del romanzo omonimo, il Principe Myškin, è l’icona più analoga ad un ritratto di Cristo fra i personaggi creati dallo scrittore. L’idiota non è intelligente, non è colto; ma, nel noto passaggio del Vangelo di Matteo, egli è colui al quale il Padre rivela ciò che tiene nascosto ai sapienti ed agli intelligenti.

La musica di Mussorgskij penetra nei quadri di Hartmann, li attraversa misteriosamente per raggiungere l’incomprensibile. Un ciclo pianistico che simboleggia la personalità dell’artista, passando attraverso le esperienze, già, vissute dall’amico scomparso, e diventa partecipe della sua morte, ma anche della vita oltre la morte. Il musicista, come Dostoevskij, con i suoi Quadri esprime tutta la sua fede nella bellezza, la sola che con la sua potenza trascendente può salvare il mondo.

La varietà e la ricchezza timbrica di quest’opera rappresentano un punto di riferimento assoluto nel repertorio di ogni pianista, così come la magistrale trascrizione strumentale elaborata da Ravel, nel 1922, diventa un capolavoro irrinunciabile per le possibilità di un’orchestra.

 

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