Il pianista scalatore. Intervista ad Andrea Molteni.

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di Alessio Zuccaro

Speciale Cremona Musica 2024

Ci sono musicisti che collezionano sale da concerto, alpinisti che collezionano cime, e c’è chi riesce a fare entrambe le cose: come Andrea Molteni, comasco, classe 1998, giovane pianista italiano che da qualche anno sta scalando (è proprio il caso di dirlo) le vette del successo internazionale. Quest’anno parteciperà a Cremona Musica International Exhibitions and Festival con un concerto in programma il 27 settembre alle ore 16 presso la sala Stradivari, dove eseguirà la Sonata op. 106 Hammerklavier di Ludwig van Beethoven.

 

Nella sua ancora breve carriera ha già realizzato lavori di pregio, come l’incisione delle opere complete per pianoforte di Goffredo Petrassi e Luigi Dallapiccola, per l’etichetta Brilliant Classics. Com’è nato il progetto?

L’idea di incidere un disco risale al periodo del covid: quell’anno e mezzo di inattività mi ha dato occasione di studiare l’opera completa di Petrassi, un autore fondamentale che ritengo essere un genio sottovalutato. Con la Brilliant Classics abbiamo poi pensato di affiancarvi Dallapiccola, un compositore con il quale Petrassi condivide sia l’età [sono entrambi del 1904, ndr] che le influenze barocche. È un progetto che mi ha permesso di scoprire delle perle come il brano di Petrassi Oh Les Beaux Jours!, del 1976, che ho proposto come bis nella mia recente tournée in Cina riscuotendo un notevole successo.

 

Altro progetto importante è il disco Beethoven: Con alcune licenze, dove esegue una versione pianistica della Grande Fuga op. 133. Ci sono aspetti di quest’opera monumentale che il pianoforte mette meglio in luce rispetto al quartetto d’archi?

Anche in questo caso, l’idea di incidere questa trascrizione è nata dal dialogo con l’etichetta. Inizialmente pensavo di limitarmi a un’accoppiata classica della discografia beethoveniana: l’op. 106, detta Hammerklavier, insieme all’op. 110. Poi abbiamo scoperto un arrangiamento pazzesco della Grande Fuga, opera del pianista tedesco Louis Winkler, e abbiamo deciso di includerlo. È una trascrizione affascinante, il cui pregio, secondo me, sta nel fatto che risulta più semplice distinguere i vari temi e registri, rispetto all’enigmatica versione originale.

 

Oltre a essere un pianista in carriera, lei ha una grande passione per l’alpinismo: che emozioni le dona quest’attività?

Si, sono riuscito a scalare diverse vette da 4000 metri, incluso il Monte Bianco dal versante italiano – senza funivia, con camminate fino a 12 ore al giorno. Certamente è uno sport che ti dà grande adrenalina, ma quello che amo di più di questi luoghi è il loro potere di farti capire la vera dimensione dell’uomo: pensiamo di essere al centro del mondo, ma non lo siamo affatto.

 

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